newsletter diario prevenzione 17 dicembre 2013 vol. n° 82


newsletter diario prevenzione
 
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17 dicembre 2013  vol.n° 82

 
notizie, documenti e link sui temi del governo dell’ambiente, della salute
e della sicurezza nel lavoro
e sulla responsabilità sociale d’impresa

 
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Il futuro non è più quello di una volta…

Questo aforisma attribuito al Premio Nobel per la fisica Niels Bohr rende abbastanza bene lo stato d’animo di molte persone  che hanno vissuto nel giro di quattro o cinque anni un peggioramento significativo delle proprie condizioni di vita e di lavoro.

Il futuro non è quello che immaginavamo o che speravamo fosse.
Molte persone, dai giovani senza lavoro ai cinquantenni che l’hanno perduto o temono di perderlo, non riescono ad immaginare il proprio futuro e in molti casi preferiscono non farlo…

Le discontinuità portate dall’incrocio della crisi economica, politica e sociale che sta intaccando in profondità le strutture della produzione della ricchezza, della conoscenza  e del welfare,  corrodono in profondità le fondamenta del patto sociale che ha permesso per molti anni una vita dignitosa per grandi masse di persone.

I movimenti di protesta che occupano piazze e luoghi pubblici sono mossi da rancore e rabbia. Il linguaggio violento e aggressivo e privo d’idee dei capipopolo  sono la controprova del processo di entropia sociale in atto, una deriva pericolosa che potrebbe aprire la strada, nella peggiore delle previsioni,  a forme di governo autoritarie.

Le forme di welfare e di redistribuzione della ricchezza prodotta con il lavoro e la crescita economica hanno permesso ad alcune generazioni nate nel secondo dopoguerra di fruire dei vantaggi di una buona alimentazione, scuole decorose, un’assistenza sanitaria di buona qualità.

A livello collettivo tutto ciò ha significato incrementare il patrimonio complessivo di salute e d’istruzione  della  popolazione, creando in tal modo le premesse per una forza competitiva anche dal punto di vista del sistema paese che ha funzionato più o meno bene fino all’inizio del decennio scorso.

In forma decrescente  il paese sta ancora vivendo di rendita su quella fase di sviluppo culturale e civile ed economico basato fondamentalmente sul grande sforzo di dare piena attuazione al sistema dei diritti all’istruzione e alla salute sanciti dalla Costituzione.

I processi di gloabalizzazione hanno sconvolto e sconvolgono quel progetto di sviluppo sociale, culturale e politico e colpiscono ora al cuore il patto sociale centrato sui diritti e tendono a trasformare il diritto alla salute e all’istruzione in bisogni da soddsifare sul mercato.

E’ sufficiente esaminare ciò che succede al Servizio Sanitario inglese dall’entrata in vigore del Health and Social Care Act 2012 il sistema sanitario inglese (NHS) attraversa un periodo di grande confusione, caratterizzato da instabilità finanziaria, contraddizioni nella regolamentazione e mancanza di chiare raccomandazioni da parte del governo. (1) (2)

L’unica direttiva del governo britannico che appare chiara nel Social Care Act 2012 è quella di escludere, nelle valutazioni per il finanziamento delle strutture territoriali ,  gli indicatori di deprivazione e di diseguaglianza in salute, necessari per programmare gli interventi tesi al superamento delle differenze di salute. In forma più strisciante e occulta qualcosa del genere sta avvenendo anche per il Servizio Sanitario italiano.

Questo pare essere il leitmotiv  dell’ideologia neoliberista che parte dalla troika europea con la richiesta di “riforme” del welfare per adattare gli europei alla competizione globale: più magri e più affamati per correre più veloci, per essere più competitivi. Questa ideologia è devastante perchè non rende più competitivi  ma  piùignoranti, più poveri e  più violenti :  rompe quel patto sociale che è stato alla base dello sviluppo umano sociale ed economico sul quale stiamo vivendo di rendita, per ora.

Per concludere offriamo alcune  chiavi di valutazione preventiva per dare un giudizio sulle “riforme” che vengono proposte come panacea di tutti i mali.

Le riforme riferite alla sanità  sono valide quando tra gli obiettivi prioritari si propongono di ridurre, con strumenti adeguati, le differenze di salute o le differenze d’istruzione date dal reddito della famiglia, dal tipo di lavoro o professione.

Le riforme sull’istruzione sono valide se incrementano le competenze e le possibilità delle persone di essere autonome, di agire e di non essere agiti ….

Se mancano questi requisiti è meglio diffidare ….

Dopo questo “pistolotto”, Buone Vacanze e Buon 2014 . editor


1) http://www.saluteinternazionale.info/2013/12/il-sistema-sanitario-inglese-alle-prese-con-il-libero-mercato/

2) http://www.saluteinternazionale.info/2013/11/lideologia-del-libero-mercato-pilota-la-crisi-dei-sistemi-sanitari/

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NOTIZIE AMBIENTE SALUTE
SICUREZZA LAVORO

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16/12/13 – Amianto killer a Ravenna, al via l’udienza preliminare del maxi processo

E’ cominciato il primo e storico processo sulle morti dell’Eternit al petrolchimico di via Baiona, in un’aula di Corte d’assise gremita da oltre 200 persone tra indagati, parti offese e parti civili

È cominciata a Ravenna l’udienza preliminare per il primo e storico processo sulle morti dell’Eternit al petrolchimico di via Baiona. In un’aula di Corte d’assise gremita da oltre 200 persone tra indagati, parti offese e parti civili, il procedimento aperto dal giudice Piervittorio Farinella mercoledì mattina si è confermato il caso giudiziario più vasto in provincia ma anche quello più ambizioso: bisognerà accertare, infatti, le responsabilità sugli effetti dell’amianto in oltre 50 anni di attività al bacino produttivo nato sotto la gestione di Anic spa e Società chimica Ravenna spa.

Sono 22 le persone (si era partiti da 56, tre imputati sono deceduti recentemente) per le quali il pm Roberto Ceroni, che ha seguito il modello d’indagine del collega Raffaele Guariniello per l’amianto in Piemonte, chiederà il rinvio a giudizio: tutti accusati a vario titolo di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo, si tratta di addetti alla sicurezza o legali rappresentanti delle varie società che nei decenni (dal 1957 al 1985) si sono succedute alla guida del polo produttivo.

Nel mirino i casi di operai che si sono ammalati (75 in tutto, 35 sono già morti) di asbestosi, mesotelioma polmonare, carcinoma polmonare, placche pleuriche, tutte malattie caratteristiche del polo per l’inalazione di polveri pericolose la cui diffusione, secondo l’accusa, non è stata controllata in nessun modo. Ceroni in aula ha detto che gli ultimi due decessi, quelli degli operai Olindo Berti e Riccardo Cavassi, si sono verificati negli ultimi mesi, dopo la chiusura delle indagini preliminari. segue su

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/12/amianto-killer-a-ravenna-al-via-ludienza-preliminare-del-maxi-processo/811570/

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16/12/13 – Sondrio .Allarme sicurezza in agricoltura «È fuorilegge il 70% delle aziende»     

«In agricoltura in materia di sicurezza urge correre ai ripari: in Valtellina e Valchiavenna circa il il 70% delle aziende agricole è fuorilegge».

A lanciare l’allarme è l’Ebas, l’Ente bilaterale agricolo territoriale della Provincia di Sondrio che rappresenta il comparto provinciale e che, credendo fermamente nella cultura della sicurezza sul lavoro, invita gli imprenditori agricoli al rispetto delle norme – il decreto legislativo 81 del 2008 – avvalendosi della consulenza che Ebas offre.

«L’agricoltura è, tra gli ambiti produttivi, uno dei maggiori per l’alto rischio di infortuni gravi. Pertanto, è fondamentale avviare, anche nel settore agricolo della nostra provincia, una promozione efficace della cultura della prevenzione, sia per tutelare la salute degli operatori oltre che ridurre in modo significativo il rischio di infortuni» ha inquadrato il problema il presidente Ebas Fabio Fancoli. «Da alcuni mesi offriamo alle aziende assistenza, un’opera di consulenza mirata e finalizzata alla sicurezza e tutela della salute sui luoghi di lavoro, ma si ha l’impressione che certe aziende percepiscano questa attività dell’Ente bilaterale come un ulteriore balzello della spesa». Mentre in realtà, sostiene il numero uno Ebas, «offriamo sicurezza a basso costo se si considera che, affidandosi a noi, una qualsiasi azienda agricola spende un quinto in meno di quanto spenderebbe se dovesse badarci personalmente».

segue su fonte LAPROVINCIADISONDRIO

http://www.laprovinciadisondrio.it/stories/Economia/allarme-sicurezza-in-agricoltura-e-fuorilegge-il-70-delle-aziende_1037404_11/

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Healthy Workplaces Summit 2013 – Summary, pictures and video available now! 

On 11-12 November 2013 in Bilbao, EU-OSHA hosted a successful occupational safety and health summit. The event marked the closing of the Healthy Workplaces Campaign on ‘Working together for risk prevention’ and gathered 250 participants from over 30 countries.

Presentations, pictures, a summary of the event and a campaign video are available for download. Get all the facts now!

Summary of the Healthy Workplaces Summit 2013, presentations and speakers
Pictures of the event
Video about the ‘Working together for risk prevention’ campaign

https://osha.europa.eu/en/seminars/hwc-summit-2013

http://youtu.be/_MfntqLh9Q0

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10/12/13 – Violenza sessista: né rigurgito dell’arcaico, né anomalia della modernità
di Annamaria Rivera

Ora che il femicidio e il femminicidio hanno guadagnato l’attenzione dei media e delle istituzioni, il rischio è che, costituendo un tema in voga, la violenza di genere sia usata per vendere, fare notizia, sollecitare il voyeurismo del pubblico maschile. Un secondo rischio, già ben visibile, è che la denuncia e l’analisi siano assorbite, quindi depotenziate e banalizzate, da un discorso pubblico – mediatico, istituzionale, ma anche ad opera di “esperti/e” -, costellato di cliché, stereotipi, luoghi comuni, più o meno grossolani. Proviamo a smontarne alcuni, adesso che, spentisi i riflettori sulla Giornata internazionale contro la violenza di genere, anche la logorrea si è un po’ smorzata.

Anzitutto: la violenza di genere non è un rigurgito dell’arcaico o un’anomalia della modernità. Sebbene erediti credenze, pregiudizi, strutture, mitologie proprie di sistemi patriarcali, è un fenomeno intrinseco al nostro tempo e al nostro ordine sociale ed economico. E comunque è del tutto trasversale, presente com’è in paesi detti avanzati e in altri detti arretrati, fra classi sociali le più disparate, in ambienti colti e incolti.

Del tutto infondato è il dogma secondo il quale la modernità occidentale sarebbe caratterizzata da un progresso assoluto e indiscutibile nelle relazioni tra i generi, mentre a essere immersi/e nelle tenebre del patriarcato sarebbero gli altri/le altre. Per riferire dati ben noti, nell’ultimo rapporto (2013) sul Gender Gap del World Economic Forum, su 136 paesi di tutti i continenti, le Filippine figurano al 5° posto su scala mondiale per parità tra i generi (dopo Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia), mentre l’Italia è solo al 71°, dopo la Cina e la Romania e in controtendenza rispetto alla maggior parte dei paesi europei.

L’ARTICOLO SEGUE SU FONTE MANIFESTOBOLOGNA.IT

http://www.ilmanifestobologna.it/wp/2013/12/violenza-sessista-ne-rigurgito-dellarcaico-ne-anomalia-della-modernita/

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Sigaretta elettronica: lettera aperta delle società scientifiche di sanità pubblica

Quattro importanti società scientifiche di sanità pubblica firmano e pubblicano una lettera aperta alle istituzioni (pdf 86 kb). Oggetto: le sigarette elettroniche (e-cig), sulle quali a giugno scorso 2013 il Consiglio superiore di sanità aveva espresso e pubblicato un parere ufficiale. In un quadro normativo in movimento, dopo il recente emendamento 4.25 al decreto Istruzione (che abroga il divieto di uso della e-cig nei luoghi pubblici), l’Associazione italiana di epidemiologia (Aie), Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), Federazione italiana della pneumologia (Fip), Società italiana di tabaccologia (Sitab) esprimono apertamente preoccupazione sui rischi correlati all’uso della sigaretta elettronica.

Sottolineano infatti che, sulla base delle conoscenze attuali, una normativa volta a promuovere la salute non deve disincentivare la sostituzione della sigaretta tradizionale con quella elettronica, ma allo stesso tempo deve evitare che la e-cig diventi la porta di ingresso dei giovani al tabagismo. L’abrogazione del divieto dell’uso nei luoghi chiusi può infatti contribuire alla rinormalizzazione del fumo di tabacco e rischia di annullare i progressi nella lotta al tabagismo fatti in Italia negli ultimi anni. Scarica la lettera aperta alle istituzioni (pdf 86 kb).

fonte articolo DORS.IT

http://www.epicentro.iss.it/temi/fumo/apertura_fumo.asp

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Premi agli istituti superiori

Sicurezza nei luoghi di lavoro, venerdì un convegno in memoria di Raffaele Rozzi

Venerdì, 13 dicembre, alle 10 la sala Corelli del teatro Alighieri ospita la quarta edizione del convegno “La sicurezza nei luoghi di lavoro”, promosso da Università di Bologna, Fondazione Flaminia e Comune in memoria di Raffaele Rozzi, il giovane chimico ravennate morto a Bilbao nel settembre del 2007 per salvare due colleghi di lavoro. Gli appuntamenti dedicati a Rozzi sono sempre stati accompagnati, per volontà del sindaco Fabrizio Matteucci, da iniziative di promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare legate ai temi della formazione e della prevenzione.

Sono state promosse, in collaborazione con la Fondazione Flaminia, sei iniziative, tra corsi di alta formazione per laureati e lavoratori, bandi per borse di studio dedicate ai ragazzi degli istituti superiori e a giovani laureati.

Per quest’anno sono stati messi in palio otto premi, di 1.000 euro ciascuno, alle scuole superiori che avessero presentato i migliori elaborati prodotti dagli studenti, in forma scritta, a carattere multimediale o di opera d’arte, realizzati singolarmente o come opera collettiva anche di più classi, che affrontassero le tematiche della sicurezza sul lavoro. Il premio è stato assegnato a supporto dell’attività didattica rivolta agli studenti, che di anno in anno si dimostrano sempre più sensibili e interessati alle tematiche oggetto del bando e al concorso stesso.

segue su

http://ravennanotizie.it/main/index.php?id_pag=23&id_blog_post=70767

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Da DACCA a PRATO ITALIA 1 dicembre, Prato: molti morti nell’incendio della fabbrica tessile. I fatti sono noti ma….

Il 24 aprile del 2013 quando ci sono stati a Dacca più di 1100 morti (in un minuto e in un luogo più morti che in Italia in un anno!) abbiamo scritto su questo sito, facendo una breve riflessione sul settore tessile in Italia (e non) perché era giusto. Per continuare a leggere scarica l’allegato.
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http://www.snop.it/attachments/article/331/Incendio%20di%20Prato.%20Fp-Cgil_le%20funzioni%20ispettive%20sono%20al%20collasso,%20-20%%20in%204%20ann

Download this file (Incendio di Prato. Fp-Cgil_le funzioni ispettive sono al collasso, -20% in 4 ann)Incendio di Prato. Fp-Cgil_le funzioni ispettive sono al collasso, -20% in 4 ann    40 Kb

http://www.snop.it/attachments/article/331/Prato%20-%20Italia.pdf

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Accessi al pronto soccorso più frequenti per le donne vittime di femminicidio

Luisella Gilardi, DoRS; Selene Bianco, Servizio Sovrazonale di Epidemiologia ASL TO3-Regione Piemonte

L’identificazione dei casi di violenza verso soggetti più deboli e vulnerabili è per sua natura complessa e sottostimata. Un’alta percentuale di tali violenze sono compiute in ambito familiare e domestico, presentando quindi la caratteristica di essere ripetute. La sanità può dare un contributo significativo alla prevenzione della violenza sulle donne, attraverso sistemi precoci di riconoscimento delle situazioni a maggior rischio che permettano una presa in carico da parte del sistema di sicurezza e di protezione sociale.
A tal fine, il pronto soccorso è il principale setting utile all’identificazione di donne che hanno subito violenza senza denunciarla. Anche un recente studio condotto nel Lazio, analizzando i dati di pronto soccorso del periodo 2003-2008, ha rilevato un’elevata frequenza di accessi da parte di donne poi identificate come vittime di violenza domestica.

Se si considera invece il femminicidio, non si sa ancora se sia un evento drammatico isolato nelle sue peculiarità, o piuttosto rappresenti l’esito finale di una storia di violenze, e quindi anch’esso prevenibile attraverso l’identificazione di situazioni a rischio.

Lo studio di Mamo e collaboratori aiuta a far chiarezza, valutando se gli accessi al pronto soccorso nel periodo precedente il decesso siano predittori di femminicidio.
Si è utilizzato un disegno di studio caso-controllo, in cui i casi sono le donne residenti in Piemonte uccise dal marito/convivente/familiare nel periodo 2005-2010, per un totale di 42 donne. Come controlli si sono considerate le donne residenti in Piemonte, di almeno 18 anni, decedute per incidente stradale nel periodo 2006-2010,  per un totale di 440 donne.

I risultati mostrano che le donne vittime di femminicidio hanno una probabilità significativamente superiore di avere un accesso in Pronto Soccorso nei 24 mesi precedenti la morte rispetto alle donne di pari età e condizione sociale decedute per incidente stradale.

“Il femminicidio è spesso preceduto da episodi di violenza fisica documentabile da accessi in Pronto Soccorso nel periodo precedente la morte: quest’ultimo potrebbe essere un buon setting per intervenire tempestivamente, evitando violenze successive, incluse le conseguenze più gravi” sostiene Carlo Mamo, autore dello studio.

Mamo C,  Bianco S,  Dalmasso M, Girotto M,  Mondo L,  Penasso M.  Gli accessi recenti in Pronto Soccorso sono predittori di femminicidio? Risultati di uno studio caso-controllo in Piemonte. Atti del XXVII Congresso dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, Roma 4-6 novembre 2013
Slide della presentazione “Gli accessi recenti in Pronto Soccorso sono predittori di femminicidio? Risultati di uno studio caso-controllo in Piemonte.” al XXVII Congresso dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, Roma 4-6 novembre 2013

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO SU DORS.IT

http://www.dors.it/pag.php?idcm=5130

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INSICUREZZA SUL LAVORO: BOLZANO DAVANTI A TUTTI!

Il “Sole 24 ore” ha pubblicato la classifica delle città italiane in cui si vive meglio:  prima classificata Trento, Bolzano seconda.
La sfortuna ha voluto però che negli stessi giorni l’INAIL pubblicasse l’annuale rapporto dedicato alla situazione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
I bolzanini non li batte nessuno, penultimi per quanto riguarda il calo del numero degli infortuni rispetto all’anno precedente, secondi per quanto riguarda gli indici infortunistici, primi però per quanto riguarda quelli invalidanti.
Speriamo che se  ne ricordino i partiti che stanno “faticosamente” cercando di costruire la nuova Giunta provinciale con la composizione di delegazioni bipartite per condurre le trattative.  A proposito, a Trento, dove la situazione dovrebbe essere più complicata, la nuova amministrazione è già operativa da almeno un paio di settimane. E si è votato nella stessa giornata di fine ottobre.
Ora sappiamo che SVP e PD si sono accordati rispetto al calendario per discutere del programma di giunta. Ma se sono insieme al governo della provincia da 20 anni, di cosa dovranno discutere?
Nelle ultime 3 legislature la competenza in materia di sicurezza sul lavoro è stata sempre affidata al PD. Devo precisare che in Alto Adige-Südtirol la vigilanza spetta all’Assessorato al lavoro e non alla sanità come nel resto d’Italia sulla base di quanto previsto dalla riforma sanitaria del ’78,  626 e T.U.  Ma l’autonomia…
In ogni caso 4 sono gli assessori PD che si sono alternati nelle ultime 3 legislature (per amor di verità 2 di loro hanno operato per pochi mesi ottenendo anche qualche piccolo risultato) ma, per quanto agli altri, un disastro peraltro ben documentato dal rapporto INAIL.
Nessuno si faccia illusioni, le cose non cambieranno con il nuovo assessore, perché il vero decisore, colui il quale “fa e disfa”  (ma la seconda attività gli riesce meglio), è il funzionario che ricopre l’incarico di capo della ripartizione lavoro , al quale i vari assessori PD hanno dato un potere assoluto di fare e disfare. E non è un caso che sia legato mani e piedi all’ala economica del partito di maggioranza relativa,  la SVP.
Complice l’assessora, si opponeva alla costituzione del Comitato provinciale di coordinamento ex art. 7 del T.U. per limitarsi alla fine a “concedere” una riunione all’anno del comitato. >>>>>

l’articolo segue su fonte ILBLOG MUGLIALAFURIA

http://muglialafuria.blogspot.it/2013/12/insicurezza-sul-lavoro-bolzano-davanti.html

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09/12/13 – Fantini: la concorrenza fra stato e regioni in materia di sicurezza

La sicurezza sul lavoro è materia cedevole: il D.Lgs. 81/08 si applica finché le leggi regionali non lo modificano. L’importanza di una competenza statale, novità e anticipazioni su SINP e qualificazione delle imprese. L’intervista a Lorenzo Fantini segue su fonte

puntosicuro.it

http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/rubriche-C-98/interviste-inchieste-C-117/fantini-la-concorrenza-fra-stato-regioni-in-materia-di-sicurezza-AR-13395/

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06/12/13 – La formazione dei lavoratori, dei preposti e dei dirigenti della scuola

Un approfondimento della Regione Piemonte, trasmesso agli istituti scolastici regionali, sull’applicazione degli Accordi Stato-Regioni del 21 dicembre 2011 e del 25 luglio 2012 nella scuola. I corsi e l’equiparazione degli allievi ai lavoratori.

segue su fonte Puntosicuro.it

http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-contenuto-C-6/informazione-formazione-addestramento-C-56/la-formazione-dei-lavoratori-dei-preposti-dei-dirigenti-della-scuola-AR-13397/

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Preventing needlestick injuries in Ontario’s acute care hospitals, Nov 19, 2013

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4122&Itemid=2

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06/12/13 – Per la dignità dei lavoratori e di medici di Giovanni Pianosi

Giovanni Pianosi, non da oggi, pone quesiti di fondo sull’attività del medico del lavoro impegnato nella sorveglianza sanitaria delle popolazioni lavorative. Quello di Pianosi è un ragionamento sul filo della logica che auspica conferme dalle evidenze empiriche o, più probabilmente, dalla loro assenza. In altre parole Pianosi argomenta che così come è la “sorveglianza sanitaria” si dibatte tra “irrazionalità e irrilevanza”, parafrasando il sottotiolo del famoso libretto di Giorgio Ferigo. Le prove empiriche di quanto sostenuto da Pianosi vengono dalla EBP, nella sua versione più nota e generale di quanto raccolto, analizzato, pubblicato e disseminato dalla Cochrane Collaboration col suo gruppo dedicato all’Occupational Health and Safety dell’amico Jos Verbeek. Scarica l’allegato per continuare a leggere.

segue su fonte SNOP.IT

http://www.snop.it/index.php?option=com_content&view=article&id=326:per-la-dignita-dei-lavoratori-e-di-medici-di-giovanni-pianosi&catid=39:notizie-prevenzione-e-lavoro

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Cancer du sein, professions et expositions professionnelles aux solvants organiques.

Cancer du sein, professions et expositions professionnelles aux solvants organiques. Résultats de deux études épidémiologiques sur les cancers du sein chez l’homme et chez la femme
Des causes professionnelles ont été évoquées à propos du cancer du sein. Nous avons étudié le risque du cancer du sein par profession et en fonction des expositions professionnelles aux solvants pétroliers et chlorés dont le rôle a été évoqué. Nous avons utilisé les données de deux études cas-témoins en population, dont l’une porte sur les cancers du sein chez l’homme (104 cas et 1 901 témoins dans 8 pays européens), et l’autre sur les cancers du sein chez la femme (1 230 cas et 1 315 témoins en Côte-d’Or et en Ille-et-Vilaine).

Un historique de carrière complet était disponible dans chacune des études. Les expositions aux solvants pétroliers et chlorés ont été évaluées par matrice emplois-expositions réalisée par le Département santé travail (DST) de l’InVS. Les odds-ratios ajustés sur les facteurs de risque connus de cancer du sein ont été calculés.
Dans les analyses par profession, le risque de cancer du sein chez l’homme était augmenté chez les mécaniciens de véhicules à moteur suggérant un rôle cancérogène possible des produits pétroliers. Un risque accru de cancer du sein chez la femme était également suggéré chez les infirmières, les ouvrières du textile, et les ouvrières du caoutchouc et des matières plastiques, mais les augmentations n’étaient pas statistiquement significatives.

L’incidence des cancers du sein était diminuée chez les agricultrices. Par ailleurs les expositions professionnelles au benzène et au trichloréthylène étaient associées à un risque accru de cancer du sein chez l’homme, mais ces associations n’étaient pas confirmées chez la femme ayant des niveaux d’exposition professionnelle beaucoup plus faibles. Au total, ces résultats confortent l’hypothèse que l’exposition aux solvants organiques à des niveaux relativement élevés peut jouer un rôle dans l’apparition du cancer du sein. (R.A.)

vai alla fonte InVS

http://opac.invs.sante.fr/doc_num.php?explnum_id=9190

sito web InVS

http://www.invs.sante.fr/pmb/invs/(id)/PMB_11762

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Pubblichiamo l’articolo ” IL LIBRETTO FORMATIVO DEL CITTADINO 

di Pietro Ferrari del Dipartimento Salute Sicurezza Ambiente della Camera del Lavoro di Brescia

06/12/13 – IL LIBRETTO FORMATIVO DEL CITTADINO

Pare imminente (cfr. intervista a Cinzia Frascheri, in PuntoSicuro 19 nov. 2013) l’adozione del “libretto del lavoratore sulla formazione”.
Raggiungimento senz’altro positivo, che sembra però -per ora- interessare soltanto i lavori di breve durata, sia pure coprendo tutti i settori.
Si mostra allora non privo di senso articolare alcune considerazioni sulla lunga vicenda del “Libretto formativo del cittadino”.

La registrazione della formazione obbligatoria di lavoratori, preposti e dirigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, è prevista, nel D.Lgs. 81/08, dal comma 14 dell’art. 37.

l’articolo in formato .pdf

http://www.diario-prevenzione.it/docbiblio/libretto_formativo.pdf

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06/12/13 – Come Scappare da un’Automobile che Sta Affondando

Ogni incidente in auto è spaventoso, ma uno in cui la tua vettura finisce la sua corsa in acqua, è terrificante. Questi incidenti sono particolarmente pericolosi per il rischio di annegamento, e in Canada, il 10 per cento delle morti per annegamento avvengono in una vettura,[1] e circa 400 persone muoiono ogni anno in nord america perché la loro vettura è sommersa dall’acqua.

La maggior parte di queste morti però, sono frutto del panico, del non avere un piano e del non capire cosa accade all’auto sott’acqua. Adottando una posizione idonea ad affrontare l’impatto, agendo tempestivamente quando la vettura finisce in acqua, e uscendo velocemente, puoi riuscire a sopravvivere in un’auto che sta affondando, anche se ti trovassi in un fiume in piena.

segue infografica su fonte  www.lifeguarditalia.net

http://www.lifeguarditalia.net/come-scappare-da-unautomobile-che-sta-affondando/

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02/12/13 – Prato: Napolitano, episodio che suscita orrore

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al presidente della giunta regionale Toscana, Enrico Rossi, una lettera dopo l’incidente di ieri a Prato. ‘Indirizzo, suo tramite, ai rappresentanti della comunità cinese e alla città di Prato -si legge nella lettera- l’espressione dei miei sentimenti di umana dolorosa partecipazione per le vittime della tragedia del rogo che ha distrutto un opificio cinese, suscitando orrore e compassione in tutti gli italiani”.

“Condivido la necessità da lei posta con forza – sottolinea il Capo dello Stato – di un esame sollecito e complessivo della situazione che ha visto via via crescere a Prato un vero e proprio distretto produttivo nel settore delle confezioni, in misura però non trascurabile caratterizzato da violazione delle leggi italiane e dei diritti fondamentali dei lavoratori ivi occupati”.

“Al di là di ogni polemica o di una pur obbiettiva ricognizione delle cause che hanno reso possibile il determinarsi e il permanere di fenomeni abnormi, sollecito a mia volta un insieme di interventi concertati al livello nazionale, regionale e locale per far emergere – osserva il presidente Napolitano – da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento, senza porle irrimediabilmente in crisi, realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo
sviluppo economico toscano e italiano”.

fonte rassegna.it

http://www.rassegna.it/articoli/2013/12/02/107133/prato-napolitano-episodio-che-suscita-orrore

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Target, Kmart and Pacific Brands to publish Bangladesh factory addresses in watershed moment for basic rights

Read more: http://www.smh.com.au/national/target-kmart-and-pacific-brands-to-publish-bangladesh-factory-addresses-in-watershed-moment-for-basic-rights-20131216-2zhfv.html#ixzz2nkM7ZJW1

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Strage Viareggio, la Corte dei Conti su Rfi: “Sicurezza, tagliati 70 milioni in 3 anni” –

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/14/strage-viareggio-corte-dei-conti-2006-09-tagliati-70-mln-in-tecnologie-sicurezza/798551/ … via @fattoquotidiano

C’è una cifra: 70 milioni di euro, spicciolo più spicciolo meno. Un periodo di tempo: il triennio 2006-2009. E un documento della Corte dei Conti che immor
Il Fatto Quotidiano @fattoquotidiano

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Ferrovie, l’agenzia Ue: “Troppa sicurezza non conviene”. I morti? In un algoritmo

Uno studio della European Railway Agency (mai smentito) spiega che investire di più non è una “performance di sicurezza sostenibile”. E suggerisce una formula matematica da mettere in conto quando si chiude il bilancio societario. I costi sociali (risarcimenti per vittime e feriti) in Europa rappresentano il 73% dei costi degli incidenti

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/14/ferrovie-lagenzia-ue-troppa-sicurezza-non-conviene-i-morti-in-un-algoritmo/793026/

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Cordiali saluti a tutt.*, grazie per l’attenzione
Arrivederci nel 2014
Auguri di Buone Feste
Il prossimo numero della 

newsletter sarà distribuito il 14 gennaio 2014

Gino Rubini, editor di www.diarioprevenzione.it

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Per favore non stampare questa newsletter
per non sprecare risorse energetiche ed ambientali . grazie

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newsletter diario prevenzione 29 novembre 2013 vol.n° 81


 

newsletter diario prevenzione
 
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29 novembre  2013   vol.n° 81

notizie, documenti e link sui temi del governo dell’ambiente, della salute
e della sicurezza nel lavoro
e sulla responsabilità sociale d’impresa


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Un programma della Commissione europea denominato Refit si propone di fare tornare indietro le conquiste dei lavoratori in materia di tutela della salute e della sicurezza nel lavoro.

Refit  è  un programma d’ispirazione neoliberista che  propone di bloccare tutte le nuove regole in materia di salute e sicurezza nel lavoro perchè vi sarebbero troppe regole.
Secondo i Commissari europei queste regole sarebbero nefaste per gli imprenditori. Troppi costi amministrativi, troppi costi in generale.
Tutto il lavoro di preparazione per la elaborazione di una strategia per salute e sicurezza  nel lavoro  dal 2013 al 2020 effettuato dagli esperti, dai funzionari e dai partner sociali ( Confindustria europea inclusa ) è stato bloccato, ridotto a carta straccia.
Tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici costa troppo … 
E’ in questo modo che si può riassumere ciò che ha detto Josè Barroso, presidente della Commissione europea a nome della Commissione nel corso del summit europeo di ottobre dei premier europei e dei capi di stato. Barroso ha chiesto l’approvazione di questa proposta e ha invitato i premier degli stati membri a mettere in pratica questa spoliazione dei diritti dei lavoratori alla salute e alla sicurezza…
Il patrimonio di salute dei lavoratori europei viene dato in cambio di una ipotetica crescita della occupazione.

UN PO’ DI STORIA

Non dimentichiamo che all’origine delle direttive europee elaborate  dalla metà degli anni ’80 non vi fu un particolare amore per la salute e la sicurezza dei lavoratori ma una spinta formidabile delle industrie dei paesi del Nord europa volta a sconfiggere il dumping sociale elevando  l’asticella della sicurezza di macchine e prodotti.

Il compromesso fu trovato con le direttive europee ( direttiva macchine, rumore, ecc) fissate per tutti i paesi europei. Le direttive europee ancor prima di essere una normazione  volta a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori rappresentarono un sistema di regolazione degli standard di qualità tesi a mettere “fuori mercato” i prodotti e i processi la cui competitività era basata sulla povertà dei sistemi di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Questa fase di regolazione della competizione basata sulla qualità dei processi e dei prodotti pare essere terminata. Ora si punta ad una competitività dei prodotti e dei servizi basati sulla logica del massimo ribasso, del low cost ottenuto sacrificando salute e sicurezza dei lavoratori. Questo è il nuovo credo dei signori della Commissione.
Con il programma Refit il signor Barroso e la Commissione si prestano a bloccare ogni innovazione normativa tesa a migliorare la gestione della salute e sicurezza nel lavoro. Ma è ovvio che non intendono fermarsi qui: l’obiettivo è quello di intervenire con la semplificazione tesa a svuotare le direttive e ad eliminarne gli aspetti vincolanti per gli imprenditori.
Il fatto che 100.000 lavoratori e lavoratrici in Europa  muoiono ogni  per tumori di origine professionale non pare turbare i signori della Commissione.
Con il blocco della normazione prevista da Refit rimarranno senza una normazione e regolazione l’utilizzo delle sostanze che producono malformazioni genetiche  ( 22 nuove sostanze ), la gestione del rischio da silice cristallina e molti altri profili di rischio professionale.
Anche in Italia, in forma occulta è in atto una riscrittura del Dlgs 81/08 e smi. Il ministero del lavoro sta procedendo alla attuazione del Programma Refit alla chetichella con la scrittura di DL che dovrebbero completare l’opera del Decreto del “fare” senza passare dalla Commissione consultiva nazionale…
L’intero corpo normativo in materia di salute e sicurezza nel lavoro sta subendo da un paio d’anni a questa parte una molteplicità d’interventi  di riscrittura che snaturano la coerenza  e la rendono inapplicabile.
Il Decreto del FARE – D.L. 69/13 contiene alcune modifiche in materia di salute e sicurezza che rischiano di creare incoerenze e contraddizioni nella effettiva gestione applicativa.
Siamo a fronte di una gestione poco chiara e sommersa del percorso con il quale  Ministero del Lavoro porta avanti la elaborazione dei DL attuativi del DL 69/13.

Non si crea nuova occupazione perseguendo la via “bassa” dello sviluppo, il Programma Refit si prefigge di smantellare un pezzo per volta i diritti dei lavoratori a lavorare in sicurezza e dignità.
Purtroppo questa volta non riusciamo ad essere sereni e positivi, ma non ci può essere un atteggiamento sereno e  positivo verso un programma come quello di Refit che peraltro viene attuato alla chetichella. EDITOR

Riferimenti

Programma Refit

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-891_it.htm

http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/president/news/archives/2013/10/20131002_2_en.htm

La CES dit “non” à la déréglementation et aux attaques contre les droits des travailleurs

http://www.etuc.org/a/11609

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NOTIZIE AMBIENTE SALUTE
SICUREZZA LAVORO

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Riteniamo di rilevante utilità segnalare questo Working Paper : ” Paolo Pascucci Una carrellata sulle modifiche apportate nel 2013 al d.lgs. n.81/2008 in materia di salute e sicurezza sul lavoro”  pubblicato dall’ottimo sito Osservatorio Olympus 

E’ un lavoro accurato e puntuale che aiuta a comprendere il significato delle trasformazioni normative in atto.

L’intero corpo normativo in materia di salute e sicurezza nel lavoro sta subendo da un paio d’anni a questa parte una molteplicità d’interventi che sono volta a volta piccole modifiche per correggere qualche errore di natura tecnica oppure riscritture che snaturano la norma e la rendono inapplicabile.
Il Decreto del FARE – D.L. 69/13 contiene alcune modifiche in materia di salute e sicurezza che rischiano di creare incoerenze e contraddizioni nella effettiva gestione applicativa.

Siamo a fronte di una gestione poco chiara e sommersa del percorso con il quale  Ministero del Lavoro porta avanti la elaborazione dei DL attuativi del DL 69/13.

E’ verosimile  immaginare  che siamo in piena attuazione del Programma Refit promosso dalla Commissione Europea che ha l’obiettivo di destrutturare il sistema di tutele e di diritti dei lavoratori senza che il Governo lo dichiari esplicitamente….

Paolo Pascucci  “Una carrellata sulle modifiche apportate nel 2013 al d.lgs. n.81/2008 in materia di salute e sicurezza sul lavoro”

http://olympus.uniurb.it/images/wpo/wpo24_13.pascucci.pdf

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CONVEGNO

ASL BERGAMO

“LA PREVENZIONE SANITARIA IN TEMPO DI CRISI – Semplificazione per imprese e cittadini, diagnosi precoce, tutela delle nuove povertà, promozione della salute, salute e ambiente”

che si terrà a Bergamo il 10 dicembre p.v., “Auditorium della Provincia”
presso il Liceo Scientifico Statale “Lorenzo Mascheroni” –  via Borgo Santa Caterina,13 – Bergamo

PROGRAMMA LAVORI

http://www.diario-prevenzione.it/interim/Prev_san_Bg_10dic2013.pdf

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27/11/13 – AMAZON E I LAVORATORI A RISCHIO MALATTIE

Mentre in Germania continuano gli scioperi, un reportage della BBC mette sotto accusa le condizioni di lavoro nei magazzini. Troppi chilometri, troppe ore di lavoro. Da Seattle rispondono: dovete sentire la nostra campana, dicono
Roma – Secondo un servizio della BBC, le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti gli impiegati Amazon li renderebbero più soggetti a malattie fisiche e mentali. Il reporter 23enne Adam Littler si è fatto assumere attraverso un’agenzia interinale presso il magazzino di Swansea come “raccoglitore” (picker) di ordini: qui, con una telecamera nascosta, ha ripreso la frenesia e la meccanicità di una catena in cui era il mero strumento di raccolta degli oggetti da spedire, con 33 secondi per ogni prodotto in lista e il bip meccanico di uno scanner a supervisionare la correttezza delle sue azioni.

Tutto questo – unito ai chilometri da fare avanti e indietro negli oltre 74mila metri quadri del magazzino di Amazon ed a turni lunghissimi (anche notturni) – secondo il prof. Michael Marmot, un esperto contattato dalla BBC, sottoporrebbe i lavoratori di Amazon a maggiori rischi di sviluppare malattie mentali o fisiche.

Non si tratta della prima volta che Amazon viene accusata per le condizioni di lavoro nei suoi magazzini: in Germania è già finita al centro di polemiche per gli impiegati stagionali (anche in quel caso era stato un reportage televisivo a scoperchiare il vaso di Pandora) ed i suoi lavoratori sono già al secondo sciopero. Il primo risale a maggio ed era stato organizzato per chiedere un salario più alto e migliori condizioni nel contratto collettivo. Per gli stessi motivi i lavoratori tedeschi hanno incrociato le braccia nella giornata di ieri.

l’articolo prosegue alla fonte PUNTOINFORMATICO

http://punto-informatico.it/3940960/PI/News/amazon-lavoratori-rischio-malattie.aspx

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L PROGRAMMA REFIT DELLA COMMISSIONE UE CONTRO I DIRITTI DEI LAVORATORI
martedì 26 novembre 2013

Il Programma Refit lanciato dalla Commissione Europea è un attacco estremamente dannoso contro i diritti dei lavoratori. La stampa europea non ne parla. Il silenzio dei responsabili politici è assordante. La Confederazione europea di sindacati ha lanciato una campagna d’informazione.
Bisognerà incalzare nei prossmi mesi i candidati alle elezioni europee affinchè prendano posizione contro le proposte di Refit per deregolare le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Saranno d’accordo con il Presidente della Commissione Barroso  sul fatto che il programma Refit blocchi l’estensione delle tutele dei lavoratori rispetto alle sostanze cancerogene alle sostanze che causano malformazioni genetiche?
Se  lo saranno sarà utile per i lavoratori sapere a chi danno la delega di rappresentarli come cittadini nel Parlamento Europeo.
La Commissione con presidenza Barroso ha progettato il programma Refit per ridurre i diritti dei lavoratori a cominciare da quello alla salute e sicurezza sul lavoro.
Su diario prevenzione pubblicheremo la  documentazione su Programma Refit.
Il primo documento interessante che rendiamo  disponibile è la Rivista del sindacato cattolico belga CSC ove si può leggere in lingua francese un Dossier sul tema Refit

LA RIVISTA SINDYCALISTE 25/11/13

http://www.diario-prevenzione.it/riviste/792Syndicaliste.pdf

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INAIL

RAPPORTO REGIONALE 2012

EMILIA ROMAGNA

Rapporto Regionale 2012
Indice
Introduzione del Direttore regionale 5
Prima parte Andamento infortunistico e Malattie Professionali 7
1 Andamento infortunistico 9
1.1 Infortuni – Parte generale 9
1.2 Infortuni – Mortali 19
1.3 Infortuni – Lavoratori stranieri 24
1.4 Infortuni – Donne 26
1.5 Gli indicatori di rischio 30
2 Le malattie professionali 37
2.1 Malattie Professionali – Parte generale 37
2.2 Malattie Professionali – Donne 42
2.3 Malattie Professionali – Stranieri 44
Seconda parte Monografie 45
1. Gli interventi dell’Inail per il reintegro della persona disabile da lavoro nella vita familiare, sociale e lavorativa 47
2. A Modena “La sicurezza sul lavoro, in pratica” 52
3. L’intervento dell’INAIL per la sicurezza nell’edilizia scolastica 57
4. Buone prassi per la gestione del rischio nei cantieri edili 64

IL RAPPORTO

http://www.diario-prevenzione.it/docbiblio/rapporto_inail_2012.pdf

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Legambiente e cittadini: scriviamo al Consiglio regionale per salvare la campagna emiliano-romagnola

Dopo la richiesta ufficiale al Consiglio regionale l’associazione lancia la mobilitazione per far sentire la propria voce: raccolta firme e invio di cartoline in Regione

10 le adesioni dei consiglieri alle proposte contro il consumo di suolo, a tutela del territorio agricolo e naturale, e delle coste

Poco più di un anno per frenare l’emorragia di campagna in Emilia-Romagna.
Questo il tempo a disposizione del Consiglio regionale, prima dell’avvio della fase pre-elettorale.
Un anno in cui è urgente mettere in campo azioni normative contro il consumo di suolo, un tema sentito ormai trasversalmente da tutti i cittadini e presente in molti programmi elettorali, tanto di maggioranza che di opposizione, ma che finora non ha trovato attuazione.
Per questo Legambiente, a fronte di un’avanzata continua del cemento, lancia una campagna di mobilitazione nei confronti della Regione, proponendo ai cittadini di far sentire la propria voce, tramite una raccolta firme e l’invio di cartoline dirette ai consiglieri per fare pressione e ottenere un provvedimento entro la fine del mandato.

Da oggi nei circoli  e nei banchetti di Legambiente sarà possibile firmare la petizione. Inoltre si potrà firmare  presso diversi negozi ed esercizi pubblici in regione. Ad oggi a Bologna hanno già aderito Alce Nero – Berberè, ExAequo – Bottega del Mondo e Camera a Sud. Altri esercizi sono la Libreria Rizzati Marino a Comacchio, Antico Caffè La Ghiaia a Parma e Osteria Virgilio sempre a Parma. L’elenco aggiornato sarà disponibile sul sito regionale dell’associazione.

Legambiente ha scritto nei giorni scorsi ai consiglieri regionali dell’ER chiedendo un provvedimento per fermare il consumo di suolo e proponendo di creare uno schieramento trasversale alle forze politiche che si impegni a raggiungere  questo risultato.
Lo ha fatto proponendo ai consiglieri di sottoscrivere il documento incardinato su sei punti da inserire nella normativa, assieme ad una serie di azioni politiche più generali.
Punti principali della proposta: ridimensionare le  previsioni dei piani urbanistici attualmente vigenti, penalizzare il consumo di suolo vergine e favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente.
A questi si somma la richiesta di istituire un sistema di monitoraggio del consumo di suolo e dell’uso degli immobili in ogni comune.

Particolarmente importante per l’associazione è inoltre la richiesta di attuare compensazioni del suolo cementificato, “desigillando” altrove  altro suolo, secondo le linee guida dell’Unione europea.
Sono infatti tantissimi i progetti di lottizzazioni, centri commerciali, strade e autostrade ormai in fase avanzata, che se non venissero bloccati dalle proteste locali, difficilmente potrebbero essere fermati per legge. Garantire  un saldo netto di campagna rimane l’unica possibilità a cominciare dalle opere in cui le ruspe stanno per iniziare i lavori.

L’associazione ricorda che il ritmo di urbanizzazione a cui si è assistito negli ultimi 30 anni in regione Emilia-Romagna è oltre 8 ettari al giorno: trend che è rimasto inalterato e senza efficaci interventi normativi fino all’inizio della crisi economica.
Nel quinquennio 2003-2008 si è urbanizzata un’area di campagna con capacità agricola sufficiente per la sussistenza alimentare di un’intera provincia.

Secondo Legambiente serve agire prima di tutto sulle cause della spinta al consumo di suolo, cioè la rendita fondiaria, riducendo il vantaggio economico della speculazione. In nessun altro settore economico la creazione di valore avviene con così poco investimento di ricerca, innovazione e competitività come quello che avviene con un semplice cambio di destinazione d’uso di un terreno.
Serve inoltre completare il quadro con strumenti efficaci per avviare la rigenerazione urbana in modo massiccio. Questo per dare risposta alla richiesta di riqualificazione energetica, sismica e di vivibilità degli spazi sia pubblici che privati. Ma anche per rilanciare il comparto dell’edilizia oggi pesantemente in crisi.

Oggi, in Parlamento, sono depositati diversi progetti di legge in materia di consumo di suolo. Purtroppo la precaria situazione politica nazionale rende alto il rischio che nessun provvedimento veda la luce in tempi brevi. Per questo  è urgente mettere in campo meccanismi a scala regionale.

Le adesioni immediate di un gruppo di dieci consiglieri regionali all’appello, ricevute pochi giorni dopo la chiamata dell’associazione, sono un segnale positivo.

A questo link il documento completo con i sei punti e la lista, costantemente aggiornata, dei consiglieri aderenti alla proposta:
http://www.legambiente.emiliaromagna.it/2013/11/06/sei-punti-contro-il-consumo-di-suolo/

Si può firmare la petizione ai banchetti di Legambiente, in uno dei negozi e locali che supportano la causa oppure online alla pagina: http://www.legambiente.emiliaromagna.it/stopalcemento/petizione/

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4101&Itemid=2

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TAO Programs News

2 dicembre 2013 a Bologna

43° Seminario del Programma Interdisciplinare di Ricerca

Organization and Well-being
in collaborazione con
Dipartimento di Scienze Aziendali

Quale insegnamento dalla “epopea” dell’amianto?

con

Alberto Avio, Francesco M. Barbini, Pier Alberto Bertazzi, Francesco Carnevale, Giovanni Rulli
coordina  Bruno Maggi

Il caso emblematico dell’amianto – più di un secolo di contrastanti interpretazioni dei nessi tra esposizione e malattia –
può aiutare la riflessione sui ritardi e gli errori della prevenzione nei luoghi di lavoro

Università di Bologna – Dipartimento di Scienze Aziendali

Via Capo di Lucca 34 – ore 14.00


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dal sito della Cgil Nazionale riportiamo questa notizia

Importante sentenza del giudice del lavoro di Roma: le “buone prassi” in materia di salute e sicurezza e videosorveglianza dei lavoratori sono sempre subordinate alla legge

18/11/2013

Pubblichiamo il testo della pronuncia emanata negli scorsi giorni, la prima relativa all’argomento delle buone prassi dopo l’emanazione del D.Lgs. 81.
La decisione del Giudice del lavoro di Roma, sulla “buona prassi” in materia di videosorveglianza, precisa che la “validazione” delle “buone prassi” “non ha valenza autoritativa e, come tale, non è in grado di incidere sui diritti dei lavoratori”. Sicché, (…) “il comportamento adottato da ogni singola impresa potrà sempre essere sindacabile dinanzi al giudice che, se accerterà comportamenti (…) difformi dalle disposizioni di legge in materia di sicurezza del lavoro e in violazione dei diritti dei lavoratori, sanzionerà siffatti comportamenti”. L’atto di validazione della buona prassi rimarrebbe, pertanto, “privo di effetti se contra legem”. In pratica, in questa sua parte, e nella sostanza, la decisione del Giudice del lavoro dice che la validazione come “buona prassi” non può consentire alla videosorveglianza, nelle singole imprese, di superare né l’art. 4 St. lav. né la legge sulla protezione dei dati, dovendosi la conformità a tale legislazione, ed in genere ai diritti dei lavoratori, essere valutata volta a volta.
Tutto ciò considerato, ci sentiremmo di consigliare  di valorizzare il contenuto positivo della decisione, dando la massima diffusione alla necessità, chiaramente affermata dal Giudice del lavoro, che la videosorveglianza, prima di essere svolta e nonostante la sua validazione come “buona prassi”, sia verificata in ogni singola situazione come conforme a legge e non lesiva dei diritti dei lavoratori.
Allegati:

Uff.giuridico_Cgil_su_buona_prassi_BS.pdf

http://www.cgil.it/Archivio/Giuridico%5CUff.giuridico_Cgil_su_buona_prassi_BS.pdf

Sentenza_buona_prassi_videosorveglianza_BS.pdf

http://www.cgil.it/Archivio/Giuridico%5CSentenza_buona_prassi_videosorveglianza_BS.pdf

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LA SICUREZZA NEL MONTAGGIO E SMONTAGGIO DEI PALCHI PER LO SPETTACOLO TRIESTE 12/12/13


Comune di Trieste
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
INAIL
Azienda Servizi Sanitari
Ministero del Lavoro
Coordinamento Tecnico Interregionale della Prevenzione nei Luoghi di Lavoro

13 dicembre, 2013
Teatro Verdi
Sala del Ridotto “Victor De Sabata”
Riva 3 novembre, 1 – Trieste

La sicurezza nel montaggio e smontaggio dei palchi per lo spettacolo dalla conoscenza alle azioni di prevenzione

PROGRAMMA LAVORI

http://www.diario-prevenzione.it/interim/Trieste%2013%20dicembre%20manifestazioni%20live.pdf

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SUICIDI PER MOTIVI ECONOMICI: DALL’INIZIO DELL’ANNO 119 I CASI

I DATI RELATIVI A SETTEMBRE E OTTOBRE RAPPRESENTANO UN NUOVO GRIDO DI ALLARME
UN SUICIDA SU DUE E’ IMPRENDITORE

PREOCCUPANTE AUMENTO DI SUICIDI ANCHE NEL SUD ITALIA

Nuovo allarme suicidi per crisi economica. Dall’inizio dell’anno si contano già 119 casi. A settembre e ad ottobre preoccupante escalation.

A sostenerlo i risultati dello studio condotto da Link Lab, il Centro Studi e Ricerche Socio Economiche dell’UniversitàLink Campus University. Dall’inizio dell’anno sale a 119 il numero delle persone che si sono tolte la vita perché schiacciate dal peso delle difficoltà che la crisi economica porta con sé. Il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, e nel mese di ottobre che conta addirittura 16 vittime.

«E per novembre– dichiara Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore del Centro Studi Link Lab – l’allarme resta ancora molto alto. Salgono complessivamente a 208 i suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dall’inizio del 2012 ad oggi. Non è possibile che vi siano cittadini e imprenditori che sempre più spesso trasformano una richiesta di aiuto in soluzioni estreme, come il suicidio, perché oppressi da debiti o perché oramai privati della speranza di trovare un’occupazione».

Un suicida su due è imprenditore. Il numero più elevato dei suicidi si registra ancora una volta tra gli imprenditori: 54 nei primi dieci mesi, il 45,4% del totale dei suicidi per motivi economici registrati in Italia dall’inizio dell’anno. «Una situazione di indebitamento o di fallimento dell’azienda, i debiti verso l’erario ma anche la negazione di finanziamenti da parte degli istituti di credito – prosegue il direttore del Centro Studi Link Lab – hanno infatti condotto ad una situazione di disperazione soprattutto gli imprenditori. Si tratta di uno scenario davvero allarmante che rappresenta le drammatiche difficoltà legate alla crisi economica in cui versa il nostro Paese e che richiede un intervento immediato da parte delle Istituzioni».

Cresce significativamente il numero dei disoccupati suicidi. Nei primi dieci mesi del 2013 sono cresciuti inoltre i casi di suicidio tra i disoccupati: si pensi che sono già 46 i suicidi tra i senza lavoro contro i 28 registrati nell’intero 2012.

La maglia nera ancora al Nord-Est con il Veneto in testa, aumento significativo nel Nord-Ovest.

Anche al Sud storica inversione di tendenza: in netto aumento il numero dei suicidi per motivi economici. Il Nord-Est si conferma l’area geografica con il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche: se nel 2012 le regioni dell’Italia Nord orientale fanno registrare 27 casi, contro i 23 dell’Italia centrale, nei primi dieci mesi del 2013, le persone che hanno deciso di porre fine alla propria vita sono state 28 nel Nord-Est, a fronte dei 26 casi registrati al Centro. Cresce sensibilmente però il numero dei suicidi nell’area Nord-Ovest del Paese: sono infatti 25 gli episodi contro i 12 dell’intero 2012.
Anche al Sud – continua Nicola Ferrigni – la situazione è decisamente preoccupante. Se si considera infatti che nel Mezzogiorno il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, il dato sull’incremento dei suicidi per ragioni economiche nelle regioni meridionali rispetto a solo un anno fa delinea scenari allarmistici. I suicidi, infatti, risultano raddoppiati passando dai 13 casi dell’intero 2012 a ben 25 tragici episodi nei primi dieci mesi dell’anno 2013».

Sono 15 i casi di suicidio registrati nelle Isole. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, rileva il primato del Veneto con 18 suicidi nei primi dieci mesi dell’anno. A seguire la Campania con 12 casi, Piemonte e Lazio con 11, Sicilia con 10, l’Emilia Romagna con 8, Toscana, Lombardia, Liguria e Puglia con 7. Chiudono l’Abruzzo con 6 episodi, la Sardegna con 5, le Marche con 4, l’Umbria con 3, il Friuli Venezia Giulia con 2 e la Calabria con un solo caso.

L’età degli autori del tragico gesto: le fasce medie le più vulnerabili. Le classi di età 45-54 anni e 55-64 anni risultano le più esposte, con 38 i casi di suicidio per ciascuna delle due fasce d’età. A seguire, il numero più elevato di suicidi si rileva tra i 35-44enni con 28 episodi.

«I dati – dichiara Ferrigni, direttore del Centro Studi – sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie soprattutto imprenditori e artigiani maggiormente esposti alle difficoltà e all’attuale andamento negativo del mercato. Non dimentichiamo che in questa fascia ritroviamo anche gli “esodati”, disoccupati over50 senza pensione».

Modalità prevalenti: impiccagione per i suicidi. L’analisi dei dati relativi ai primi dieci mesi del 2013 ha evidenziato come tra le modalità scelte dai suicidi prevalga l’impiccagione: sono 50 infatti gli episodi segnalati. Sono 16 invece i casi registrati tra coloro che hanno utilizzato un’arma da fuoco e 11 tra quanti sono precipitati nel vuoto. Tra le altre modalità utilizzate, la combustione e l’investimento ferroviario, l’affogamento, l’accoltellamento e l’incidente d’auto, l’avvelenamento, l’intossicazione da gas inerte, il taglio delle vene e il soffocamento.

Le motivazioni del tragico gesto. La crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, la motivazione principale del tragico gesto e all’origine del 66,4% dei suicidi nei primi dieci mesi del 2013. Nello specifico si tratta di 79 episodi di suicidio riconducibili a tale motivazione. La perdita del posto di lavoro rappresenta la seconda causa di suicidio: 26 i casi registrati da gennaio ad ottobre di quest’anno. Numerosi inoltre coloro i quali si tolgono la vita perché non riescono a saldare i debiti verso l’erario (12 i casi registrati), mentre sono 2 i casi rilevati tra chi aveva difficoltà a riscuotere i crediti dovuti.

Tentati suicidi: in aumento rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 59 le persone che dall’inizio del 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 48 uomini e 11 donne, contro i 48 casi registrati nell’intero 2012. Complessivamente dall’inizio del 2012 sale quindi a 107 il numero dei tentativi di suicidio registrati in Italia per motivazioni economiche.

ILREPORT DELLA RICERCA

http://www.diario-prevenzione.it/docbiblio/STUDIO%20Suicidi%20per%20crisi%20economica%20novembre%202013.pdf

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L’austerità fa male alla salute  Intervista al Prof. Rodolfo Saraccci

L’austerità fa male alla salute? Intervista al Prof.Rodolfo Saracci, Visit Scientist dell’International Agency for Research in Cancer, Past President dell’International Epidemiological Association. Pubblicato su’ Pensiero n° 592
Sì l’austerità fa male, soprattutto quando è prolungata. È ufficiale: in Grecia lo stato di salute della popolazione è peggiorato, sono in aumento i casi di suicidio. “Non è una scoperta straordinaria ma una conferma di quanto già si sapeva da evidenze precedenti e da ipotesi che sono quanto mai plausibili sia da un punto di vista epidemiologico sia biologico”, commenta Rodolfo Sarac

ci sottolineando che sono stati fatti dei macroscopici errori di valutazione degli effetti di un’austerità così rigorosa sul sistema economico e conseguentemente sulla salute. Gli stessi promotori dell’austerity se ne stanno rendendo conto. Un’alternativa per prevenire questi effetti collaterali c’era e forse c’è ancora. “Non siamo in grado di sapere quanto siano reversibili i danni prodotti dall’austerità che ora si stanno manifestando. Però è sempre meglio tardi che mai correggere la rotta piuttosto che continuare su questa strada come certi sembrano voler fare.”

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4095&Itemid=2

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Étude sur les cancers attribuables au travail

Montréal, le 13 novembre 2013 – Après avoir brossé un portrait des travailleurs exposés aux  substances cancérogènes, l’Institut de recherche Robert-Sauvé en santé et en sécurité du travail (IRSST) publie une étude qui, pour la première fois au Québec, quantifie le nombre de cancers qui pourraient être attribuables au travail pour une vingtaine de sièges ou types de cancer parmi les plus fréquents et les plus souvent associés à une origine professionnelle. Les données obtenues indiquent que les cancers d’origine professionnelle constituent un fardeau significatif qui est largement sous-évalué, d’autant plus qu’il peut s’écouler entre 10 et 50 ans entre l’exposition d’un travailleur et le développement d’un cancer.

Pour connaître l’étendue du problème, les chercheurs ont pris en compte les statistiques d’indemnisation de la CSST, mais ils ont surtout utilisé les proportions de cancers attribuables au travail publiées par des scientifiques dans des pays où les profils d’activité économique sont comparables à ceux du Québec, soit la Finlande et la Grande-Bretagne. Cette méthode a permis d’estimer que 6 % (entre 5 et 8 %) de tous les nouveaux cancers pouvaient être causés par le travail, pour un total de 1 800 à 3 000 nouveaux cancers par année entre 2002 et 2006. Les cancers professionnels touchant le plus de Québécois seraient ceux de la trachée, des bronches et des poumons, de la prostate, de la vessie et de la peau (excluant le mélanome) de même que le mésothéliome et les lymphomes non hodgkiniens. Pour les Québécoises, les cancers du sein et de la trachée, des bronches et des poumons seraient les plus nombreux. Il a aussi été estimé que 8 % (entre 7 et 11 %) de tous les décès par cancer (11 à 17 % chez les hommes et 2 à 4 % chez les femmes) seraient associés au travail, soit de 1 110 à 1 700 décès par cancer annuellement. Les cancers de la trachée, des bronches et des poumons pour les deux sexes et ensuite le mésothéliome et les leucémies chez les hommes et le cancer du sein chez les femmes causeraient le plus grand nombre de décès.

« Le délai entre l’exposition professionnelle et un diagnostic de cancer (temps de latence) peut-être très long et il est alors difficile de faire le lien entre les deux. Les cancers observés maintenant résultent d’expositions souvent très lointaines. Ceci rend très ardu l’obtention d’un portrait fiable des cancers attribuables à des expositions en milieu de travail. Par contre, il existe des moyens de diminuer les risques de cancer. Pour y parvenir, il faut prendre des mesures préventives dès maintenant en visant une réduction de l’exposition au plus bas niveau possible, comme le stipule la réglementation québécoise, et en s’assurant d’un étiquetage adéquat des produits contenant des cancérogènes. », conclut l’épidémiologiste France Labrèche, auteure principale de cette étude qui vient étayer l’élaboration d’une programmation thématique de l’IRSST sur les cancérogènes professionnels.

Rappelons que l’IRSST a lancé récemment le document de sensibilisation intitulé Y a-t-il des cancérogènes dans votre milieu de travail? Passez à l’action ! dont la publication a été saluée et soutenue par la Société canadienne du cancer, qui a, elle aussi, un mandat de prévention.

Pour consulter sans frais les résultats de cette nouvelle étude : http://www.irsst.qc.ca/-publication-irsst-estimation-du-nombre-de-cancers-d-origine-professionnelle-au-quebec-r-789.html

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Source
Jacques Millette
Responsable des affaires publiques
IRSST

http://www.irsst.qc.ca/-communique-cancer-travail-2013-11-13.html

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Amianto, la strage degli operai

Genova – Nella città delle industrie dismesse e delle inchieste sulle presunte truffe dei bonus pensionistici per l’amianto, Regione e Comune ricevono negli ultimi giorni un dossier che lascia senza parole. Perché non solo spiega come a Genova e in Liguria l’incidenza del mesotelioma pleurico – il tipico tumore da esposizione, appunto, all’amianto – sia il quadruplo della media nazionale. Per la prima volta lo studio – realizzato dal centro operativo regionale del registro mesoteliomi, coordinato da Valerio Gennaro – analizza l’impatto di quella malattia suddividendolo per ciascuna delle più grandi aziende attive in provincia. E i dati sono disarmanti: dal 1994 al 2010 si sono registrati 135 casi di mesotelioma fra lavoratori o ex lavoratori di Ansaldo, in particolare fra coloro che hanno prestato servizio nel settore caldareria.

Picchi «significativi» si evidenziano inoltre per chi è stato occupato nelle acciaierie Ilva – un centinaio di casi se ci allunghiamo fino al 2012 – e una decina pure per la Stoppani, la fabbrica chimica di Cogoleto. Anche in quest’ultima circostanza si tratta d’un numero considerato «rilevante», poiché gli occupati (lo stabilimento oggi non è più attivo) sono stati nel tempo molto inferiori a quelli di Ansaldo e della stessa Ilva. In corso di definizione sono invece i riscontri specifici sugli operai che hanno prestato servizio per Fincantieri. Occorre precisare subito un dettaglio: poiché il cancro si manifesta a lunga distanza, l’arco temporale di esposizione potrebbe essere stato di parecchio antecedente, e lo studio prende in esame la data in cui è stata diagnosticata la malattia. Ancora: soprattutto per quanto riguarda Ansaldo, l’indicazione di un’incidenza quadrupla rispetto alla media nazionale rappresenta secondo gli esperti genovesi un arrotondamento decisamente per difetto.

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/11/26/AQ4bRp4-amianto_operai_strage.shtml

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00:44 29/11/2013

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Gino Rubini, editor di www.diarioprevenzione.it

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