Newsletter diario prevenzione 23 settembre 2015 – vol. n°111


newsletter diario prevenzione

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23 settembre 2015– vol.n° 111

notizie, documenti e link sui temi del governo dell’ambiente
della salute e della sicurezza nel lavoro e
sulla responsabilità sociale d’impresa

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Editoriale

Una nuova mattanza di lavoratori, in poche settimane una crescita dei morti per mancanza di sicurezza nel lavoro.

Come si lavora oggi in Italia? Con quale gestione dei rischi da parte delle aziende ?

Nell’estate sono morti per malori, per troppo caldo, in Puglia due braccianti, un uomo ed una donna che erano stati ingaggiati da caporali.
Da Priolo in Sicilia al Veneto si è registrata una sequenza tragica di incidenti in cui lavoratori, in diversi casi di aziende che lavorano in subappalto, hanno perso la vita in ambienti confinati ove non  avrebbero dovuto entrare senza un’adeguata e preventiva  bonifica (vedi Priolo).

In altri perchè schiacciati da macchinari o come nell’ultimo caso in un cantiere edile a Cossignano (Ascoli Piceno) un operaio edile muore sepolto dal cedimento delle parti dello scavo.

Questi incidenti erano, per quanto si deduce dalle scarne righe delle agenzie, quasi tutti evitabili.

Esistono tecniche obbligatorie di messa in sicurezza degli scavi note dagli anni 50. Esistono norme recenti sulle procedure per il lavoro in ambienti confinati molto precise e valide.
Perchè non vengono applicate ?
Perchè questa impennata di eventi tragici, quasi tutti prevenibili ?

Dopo anni di crisi è sufficiente un lievissimo incremento delle attività e delle ore lavorate perchè si verifichi una impennata di infortuni mortali.
Questo vuol dire che si è abbassata la guardia, innanzitutto da parte di quelle aziende che in tempi di crisi hanno ritenuto che la gestione accurata dei rischi fosse un optional di lusso da tempi delle vacche grasse. Dalla subcultura che assimila la sicurezza e la prevenzione dei rischi un costo comprimibile o, meglio ancora, da trasferire alle micro aziende che lavorano in appalto  al massimo ribasso.
E’ verosimile affermare che le stesse norme come il JOBS ACT hanno ridotto la capacità dei lavoratori di reagire rispetto a condizioni di lavoro a rischio per la paura di essere licenziati: il demansionamento e il licenziamento più facile sono deterrenti che mettono a tacere molti lavoratori a fronte anche di situazioni di lavoro a rischio elevato e non gestito.

Infine è verosimile affermare che i ripetuti segnali provenienti dal ministro Poletti rispetto alle politiche dei controlli stanno avendo, purtroppo, il loro effetto negativo.

Un ministro del lavoro che si preoccupa “di non disturbare ” le aziende invece che trovare le risorse per fare funzionare i controlli è parte del problema di ciò che sta avvenendo, non della soluzione.

I tagli lineari nella PA, quelli passati e quelli prevedibili, quale che sia la struttura preposta ai controlli stanno riducendo la deterrenza dei controlli verso le aziende che intendono “risparmiare” sulla pelle dei lavoratori.

Infine occorre un impegno ancora più forte e incisivo del sindacato: non bastano più i comunicati stampa e le richieste di maggiori controlli ad ogni evento luttuoso. Occorre affrontare con i lavoratori il tema su come si lavora oggi, con quale organizzazione del lavoro e rafforzare i lavoratori ad essere in grado di interagire con le aziende sulla qualità della gestione della sicurezza nelle aziende, azienda per azienda. Proprio per evitare che una sia pure esile ripresa non diventi una mattanza.

Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione

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Ultima ora

I TESTI DEI DECRETI ATTUATIVI JOBS ACT

http://lavoroeimpresa.com/2015/09/18/jobs-act-il-governo-mette-online-il-testo-finale-dei-decreti-attuativi-scarica-qui/

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Notizie Salute Sicurezza Lavoro
Ambiente

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EVENTI E CONVEGNI

“GLI OBBLIGHI FORMATIVI PER LA SICUREZZA ELETTRICA DEL PERSONALE COINVOLTO NEI LAVORI ELETTRICI”

Al fine di promuovere e diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro, obiettivo primario del nostro Osservatorio Sicurezza sul Lavoro, rendiamo disponibile il Seminario GRATUITO “GLI OBBLIGHI FORMATIVI PER LA SICUREZZA ELETTRICA DEL PERSONALE COINVOLTO NEI LAVORI ELETTRICI” in Aula a Mestre (VE) o in Videoconferenza il 14 Ottobre 2015 dalle ore 17:15.

Il Seminario “Gli obblighi formativi per la Sicurezza Elettrica del Personale coinvolto nei Lavori Elettrici” ha l’obiettivo di supportare i Datori di Lavoro, i Dirigenti e gli RSPP nella scelta e pianificazione degli interventi formativi. Verranno inoltre illustrate le istruzioni a flow chart che riepilogano i corretti percorsi formativi a cui sottoporre i soggetti che svolgono ruoli specifici nell’organizzazione ed esecuzione dei lavori elettrici. segue >>>

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4807&Itemid=2

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Patologie professionali e miglioramento delle notizie sullo stato di salute dei lavoratori

Il primo Seminario SNOP del 18 settembre a Milanof“Patologie professionali e miglioramento delle notizie sullo stato di salute dei lavoratori: l’occasione dei PRP” è stato molto interessante per la qualità delle relazioni e delle esperienze presentate.

http://www.snop.it/attachments/article/492/Milano-SNOP-il%20link-con-un-un-Seminario-ben-riuscito.pdf

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Newsletter Medico Legale INCA CGIL Numero 35°/2015

IL RISCHIO PSICOSOCIALE IN EUROPA E ATTIVITA’ DI VIGILANZA

All’inizio del mese d settembre us.s si è tenuto il terzo seminario sul rischio psicosociale organizzato dall’ETUI (Centro Studi di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del Sindacato europeo).
I lavori del seminario sono stati aperti dal Ministro del dialogo Sociale maltese che nel suo intervento ha ben sintetizzato il quadro attuale della salute e sicurezza  quando ha affermato che “in questi anni ci si preoccupa di più del numero dei lavoratori e dei posti di lavoro che non della qualità del lavoro”
I temi all’ordine del giorno del seminario oltre ad una analisi dell’impatto della crisi sulle condizioni di lavoro e sulla intensificazione del lavoro erano:
1) i rischi psicosociali e la medicina del lavoro;
2) i rischi psicosociali e l’ispezione del lavoro
3) i rischi psicosociali e la giurisprudenza dei diversi paesi europei.
Sono state inoltre presentate alcune esperienze nazionali  fra cui una indagine sullo stress condotta fra le insegnanti del Regno Unito che sarà oggetto, stante l’interesse anche per la nostra attività di tutela, di uno specifico approfondimento.

LA NEWSLETTER (.PDF)

http://www.diario-prevenzione.it/newsletter/inca_news_35_15.pdf

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Le TUC met en garde contre la résurgence de la “Grande-Bretagne du burnout”

Le nombre de personnes travaillant un nombre excessif d’heures a augmenté de 15 % depuis 2010, selon une nouvelle analyse de la confédération des syndicats britanniques TUC. Le nombre de salariés travaillant plus de 48 heures par semaine a atteint 3 417 000 – une augmentation de 453 000 depuis 2010 – après plus d’une décennie de réduction de la durée du travail hebdomadaire.

Travailler régulièrement plus de 48 heures par semaine est lié à un risque significativement accru de stress, de maladies mentales, de diabète, de maladies cardiaques et d’accidents vasculaires cérébraux. Les maladies causées par l’excès de travail mettent les services de santé et la sécurité sociale sous pression, et ont une incidence importante sur les collègues, les amis et les parents des personnes qui en sont victimes.

Beaucoup de gens effectuent des heures supplémentaires non rémunérées et au moins 1 million de personnes déclarent vouloir réduire leur nombre excessif d’heures de travail. Le TUC estime que le gouvernement devrait réévaluer la manière dont il applique la directive européenne sur le temps de travail, qui fixe la durée maximale d’une semaine de travail à 48 heures mais permet des exceptions sur une base individuelle (clause dite de l'”opt-out”). De nombreux salariés effectuant de longues semaines de travail déclarent qu’ils se sentent obligés de dépasser le seuil des 48 heures s’ils veulent conserver leur emploi.

“La culture britannique des longues heures de travail a un impact négatif sur la productivité et menace la santé des travailleurs”, a déclaré Frances O’Grady, la secrétaire générale du TUC

En savoir plus :

TUC : Augmentation de 15 % du nombre de personnes travaillant plus de 48 heures par semaine. La “Grande-Bretagne du burnout” est de retour, communiqué de presse (en anglais) (9 septembre)

HesaMag # 5: Arrêts sur le temps de travail, téléchargeable gratuitement sur le site de l’ETUI.

https://www.tuc.org.uk/node/123508

http://www.etui.org/fr/Themes/Sante-et-securite/HesaMag/(offset)/all

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Stili di vita. La ricetta neo-liberista

Angelo Stefanini

Le campagne di educazione di massa continuano a basarsi sul presupposto che la causa ultima delle malattie, e l’obiettivo su cui agire, risieda nei singoli individui e nelle libere scelte che essi compiono.   Focalizzarsi sulla responsabilità individuale fornisce un’efficace copertura alle industrie del tabacco, alimentari, di bevande zuccherate e alcolici tese a difendere i loro profitti contro la minaccia di regolamentazioni o restrizioni governative.

segue su

http://www.saluteinternazionale.info/2015/09/stili-di-vita-la-ricetta-neo-liberista/

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AGRICOLTURA: IL BOLLETTINO DELLA MORTE DEL 2014
121 LAVORATORI SU 189 HANNO PERSO LA VITA SUL TRATTORE. 238 I FERITI GRAVI SUI CAMPI.

EMILIA ROMAGNA, TOSCANA, VENETO E TRENTINO ALTO ADIGE LE REGIONI CON IL MAGGIOR NUMERO DI VITTIME. MA L’EMERGENZA E’ OVUNQUE.
SERVE UNA RIFLESSIONE COLLETTIVA DELLA POLITICA CHE PASSI ATTRAVERSO GLI ORGANI DI SORVEGLIANZA AFFINCHÉ I CONTROLLI E LE ISPEZIONI VENGANO INTENSIFICATI E GLI EVASORI DELLA SICUREZZA SANZIONATI.

Intervento dell’ing. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre.

I dati non lasciano dubbi sulla gravità del problema delle morti in agricoltura.
Le fonti ufficiali, infatti, fanno sapere che nel 2014 i decessi nel settore sono stati 189 e ben 238 i feriti gravi.
Questo è quanto emerge dalla prima istantanea scattata dell’Osservatorio INAIL sugli Infortuni nel Settore Agricolo e Forestale. Un’indagine dettagliata che mostra chiaramente quanto sia sempre più indispensabile occuparsi dell’emergenza.

Un appello che dovrebbe essere corale ed unire i lavoratori, le associazioni di categoria, gli esperti di sicurezza insieme ai sindacati per arrivare davvero alla diffusione della cultura della sicurezza nel settore agricolo. Un’alleanza per raggiungere con forza la politica affinché possa rispondere con voce alta e programmi concreti, che contemplino incentivi e finanziamenti sufficienti a consentire un sostegno nel rinnovamento del parco ‘trattori’ in Italia.
Progetti mirati, insomma, ad impedire che i mezzi agricoli continuino ad essere la prima causa di morte nei campi.
Sui 189 infortuni mortali descritti nel 2014 dall’INAIL, infatti, ben 121 sono avvenuti con il trattore. E il mezzo ha anche portato ad un bilancio di 118 feriti gravi sui 238 complessivi.

Come esperti in sicurezza sul lavoro invochiamo a gran voce gli enti di controllo affinché compiano il loro dovere in modo più diffuso e capillare. E affinché le sanzioni per gli evasori della sicurezza vengano applicate con severità. Siamo convinti, infatti, che colpire “economicamente” e con regolarità chi non rispetta le normative sulla sicurezza possa tradursi in un messaggio forte di sensibilizzazione per tutti coloro che continuano a fare i furbi diventando potenziali killer per se stessi e per i propri dipendenti, oltre che essere sleali concorrenti delle imprese che rispettano leggi e lavoratori.

Intanto il maggior numero di lutti nei campi, secondo l’Osservatorio INAIL, viene rilevato in Emilia Romagna con 25 vittime registrate nel 2014. Ed è seguita dalla Toscana (22) e dal Veneto con il Trentino Alto Adige (20 decessi). Un dato quest’ultimo che fa del Nordest e del Veneto in particolare un’area fortemente coinvolta dall’emergenza.
Ed anche il numero dei feriti gravi aiuta a comprendere il dramma che si consuma quotidianamente nei campi. Nel corso del 2014 secondo l’INAIL sono stati 238.
In Lombardia il numero più elevato di infortuni gravi (35), seguita dall’Emilia Romagna (30), dall’Abruzzo (29) e dal Veneto (26).
Serve, dunque, una riflessione collettiva che parta dalla politica e passi attraverso gli organi di sorveglianza affinché i controlli e le ispezioni vengano intensificati e gli evasori della sicurezza sanzionati.

Ci auguriamo che il Governo “Renzi” voglia finalmente dare una risposta a questi appelli e che la morte dei lavoratori in agricoltura non rimanga un problema latente, ma un’emergenza da risolvere tempestivamente.

Ci auguriamo vogliate diffondere questo articolo in nome della cultura della sicurezza per contribuire a ridurre il numero degli infortuni sul lavoro.

Informazioni per la stampa
Ufficio Stampa: Dott.ssa Annamaria Bacchin
Tel 0418472474 – bacchin@vegaengineering.com

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TAGLI ALLA SANITÀ : LA PAZIENZA DEI PAZIENTI E’ FINITA di
IVAN CAVICCHI

dal Manifesto del 15 luglio 2015

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4801&Itemid=53

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Amianto in Irpinia: Nicola e i 330 operai dell’Isochimica senza pensione né futuro
Gli operai dell’Isochimica

di Loris Campetti

“Ma io, Nicola, sono stato bravo? Nella nostra fascia d’età – cinquantenni senza presente né futuro che dal passato lavorativo hanno ereditato solo malattie – c’è la tendenza a colpevolizzarci, a dirci ‘forse è colpa mia che non sono stato capace…’. Io che dovrei aiutare i miei tre figli a sistemarsi in realtà non sono neanche riuscito a sistemare me stesso. Allora ti chiedi cosa sia successo, anzi, com’è possibile che sia successo quel che è successo. Dove vado a 54 anni? In Germania? In Svizzera? È dal 2011 che non riesco più a trovare un lavoro: arrivo a un colloquio, lo affronto positivamente, ma al momento della visita medica non mi danno il certificato di sana e robusta costituzione perché scoprono le mie difficoltà respiratorie e quella tosse maledetta. Per un po’ sono riuscito a camuffare i miei problemi di salute, poi, più niente da fare”.

“Maledetto amianto, che bel regalo mi ha fatto. Qualche giorno fa abbiamo seppellito Salvatore. È la ventesima vittima dell’amianto ingoiato scoibentando qualcosa come tremila vagoni ferroviari, senza alcuna protezione a parte una mascherina leggera con l’elastico per tenerla su. Grattavamo via quella merda con una sbarra di ferro, un lavoro che i ferrovieri giustamente non avevano voluto più fare, ma non sapevamo nulla dei rischi che correvamo. Quando cominciò ad arrivare un po’ d’informazione ci facemmo sentire con il padrone, ci rivolgemmo alla Asl, all’ispettorato del lavoro, alla magistratura: non si mosse una foglia mentre Elio Graziano, il padrone della Isochimica di Avellino, ci sfotteva: ‘Vi fa più male bere coca cola che respirare un po’ d’amianto’”.

“Ho una figlia piccola di 13 anni che va a scuola e altri due, rispettivamente di 22 e 24 anni, disoccupati. Viviamo con lo stipendio di mia moglie, sui 900 euro e non abbiamo neppure la casa di proprietà. Il bello è che per non scoraggiare i miei figli devo farmi vedere forte, minimizzare le difficoltà. Arrivo a dire loro: vedrete che con il jobs act qualcosa cambierà. Figuriamoci, con il jobs act! Mi hanno riconosciuto solo il 5% di invalidità e non mi danno una lira; non posso usufruire della legge sull’amianto per la pensione perché ho meno di dieci anni di esposizione; non riesco a trovare lavoro perché nessun medico mi firma più il certificato. Non sono solo in questa condizione, eravamo in 330 all’Isochimica, 20 li abbiamo già sotterrati e su 200 di noi sono state riscontrate sintomatologie legate all’esposizione all’amianto”.

Nicola è uno dei 330 operai dell’Isochimica, azienda inventata da Elio Graziano all’inizio degli anni Ottanta. Ad Avellino, Irpinia, una specie di Mecca per la Dc fino alla sua scomparsa a opera di Mani pulite. I De Mita, Mancino, Gargano, Bianco, Zecchino erano i pilastri su cui si reggeva il potere. Irpinia, terra di terremoto e soprattutto post-terremoto, ricostruzione infinita e scandali, affari e malaffare, camorra e benefattori, evasione fiscale e lenzuola d’oro. È in questo contesto che si allungano le braccia di Elio Graziano, quasi coevo di Ciriaco De Mita che un anno fa, alla tenera età di 86 anni, si è fatto eleggere sindaco a Nusco, il suo paese. Papà Elio, come lo chiamano con devozione famigli, sherpa e imbonitori, è di quelli che si sono fatti da sé: figlio d’arte di un ferroviere, come ferroviere viene assunto da studente, finché consegue la laurea da ingegnere chimico. Con le ferrovie sempre nel cuore, si inventa l’affare del secolo: ripulire dall’amianto i vagoni. All’inizio il problema dell’amianto nelle carrozze fu affrontato con la solita furbizia italiota: i vagoni impestati furono regalati all’Albania post-comunista, un “gentile dono del popolo italiano”.

Graziano inizia negli anni del terremoto dell’80 nella stazione di Avellino, dove mette gli operai a grattare l’amianto all’aperto, tra i passeggeri in arrivo e in partenza, poi si inventa l’Isochimica, due capannoni di cemento e amianto dove vengono trasportati su rotaia i vagoni da scoibentare. 330 dipendenti, la maggioranza legata al padrone che ha portato il lavoro. 2.276 tonnellate d’asbesto rimosse senza protezioni in meno di un decennio, sotterrate nell’area della fabbrica, ammassate in più di 500 cubi giganteschi e in parte spedite chissà dove.

Intanto cresce il prestigio di Graziano, applaudito dagli operai – non tutti, per fortuna, una settantina prende coscienza e inizia una lotta minoritaria osteggiata dalla gente del quartiere attaccato alla fabbrica e asfaltato dalle fibre di amianto (“Ci sputavano addosso dai balconi quando sfilavamo in corteo”). Graziano è favorito da politici, amministratori, Asl e ispettorati, ignorato dai magistrati. Diventa presidente dell’Avellino calcio, carica ereditata dal boss della camorra “don Antò” Sibilia. Arriva allo stadio in elicottero, elargisce banconote da centomila lire a tifosi e operai. Fa nuovi affari con le Ferrovie finché non esplode lo scandalo delle “lenzuola d’oro”: forniture di biancheria per i treni notturni, un appalto irregolare da 150 miliardi di lire che ha portato alle dimissioni del cda delle FFSS e si è concluso con la condanna a 5 anni e mezzo di carcere per Graziano e altri 47 per i 15 compagni di merenda.

Le cose per l’Isochimica sono cambiate quando sulla fabbrica della morte ha messo le mani, e i sigilli, un pretore di Firenze, mosso dalla denuncia dei ferrovieri della città toscana che segnalavano la presenza di tracce di amianto nei vagoni che arrivavano dall’Isochimica solo parzialmente ripuliti. Venne alla luce una realtà sconvolgente, che l’attuale procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, con un’autonomia dai poteri forti senza precedenti, paragona all’Eternit di Casale, all’Ilva di Taranto, alla ThyssenKrupp di Torino. Troppo a lungo molti operai di Graziano e molti abitanti del quartiere limitrofo alla Isochimica hanno subito il ricatto accettando lo scambio lavoro-salute. Oggi finalmente si parla della necessità di “scoibentare le coscienze”. Nel 2015 l’Isochimica è nelle condizioni di quando è stata chiusa, 27 anni, con oltre 500 cubi di amianto che rilasciano qualcosa come 27 fibre per litro d’aria.

Di mandati d’arresto Graziano ne ha accumulati molti: evasione fiscale, false fatturazioni, omicidi volontari. Il 19 ottobre 2015 si apre ad Avellino il processo contro di lui e altri 28 coimputati. Sono 237 gli ex operai della Isochimica che sono stati accolti come parte lesa: sono i cinquantenni come Nicola che non riescono più a trovare lavoro, né ad andare in pensione.

Questo articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero del quindicinale svizzero Area7.ch

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L’INFORTUNIO IN ITINERE QUESTO SCONOSCIUTO
Il motorino dopo lo scontro mortale e i rilievi della polizia municipale di Padova

ULTIM’ORA! Il post era già chiuso quando ho avuto notizia dell’ennesimo infortunio mortale “in occasione di lavoro” accaduto in seguito ad un incidente stradale.
A perdere la vita un 19enne della provincia di Rovigo che per lavoro consegnava pizze a domicilio. Ed è proprio il tema degli incidenti stradali=infortuni sul lavoro che avevo deciso di approfondire.

Dei 490 infortuni mortali in totale dei primi 6 mesi del 2015 ho già parlato nel mio post di qualche settimana fa dal titolo “Infortuni sul lavoro al 30 giugno 2015” (vedi link nella didascalia della foto qui sotto).  Con questo post voglio concentrare l’attenzione esclusivamente a quelli che assumono le sembianze di un incidente stradale per verificare se potranno essere riconosciuti quali infortuni sul lavoro e a quali condizioni.

Segue su fonte Blog Muglia la furia

http://muglialafuria.blogspot.com/2015/09/linfortunio-in-itinere-questo_5.html

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Bergamo Convegno  Inquinamento e salute. 2 ottobre 2015

Scopo del convegno è quello di promuovere e migliorare la collaborazione e l’integrazione tra aSl, aRPa ed Enti preposti alla tutela dell’ambiente e della salute finalizzate ad iniziative comuni di valutazione integrata degli impatti ambientali e sanitari. Tale collaborazione è prevista tra l’altro nel Piano Nazionale Prevenzione 2015-2018 (Macro obiettivo: ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose alla salute) e nel Piano Regionale della Prevenzione 2015-2018 di Regione lombardia (Programma integrazione Salute e ambiente). Proprio ai sensi del Programma di integrazione Salute e ambiente, crediamo che occorra promuovere ogni possibile sinergia tra le istituzioni, collaborando alla definizione di indicatori comuni, all’utilizzo di metodologie di valutazione degli impatti e dei rischi condivise: metodologie accreditate e validate scientifica- mente, sviluppate e condotte, sia con approccio tossicologico (Risk Assessment) che con approccio epidemiologico (HIA-Health Impact Assessment). infine auspichiamo che da questo convegno nasca un utile contributo alla stesura di linee Guida per va- lutatori e proponenti in ambito di Valutazione di impatto sulla Salute (V.i.S.) come previsto tra l’altro dal Progetto “tools for HIA” finanziato dal centro Nazionale per la Prevenzione e il controllo delle Malattie (ccM) del Ministero della Salute.

http://www.snop.it/attachments/article/489/Inquinamento-e-Salute-Bergamo-2-ottobre.pdf

http://www.snop.it/attachments/article/489/introduzione.pdf

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30/09/2015 Invecchiamento e lavoro in Sanità

Centro Cultura per la Prevenzione – V.le D’Annunzio 15 – Milano
Mercoledì 30 settembre 2015

CIIP-Gruppo di Lavoro Invecchiamento e Lavoro
Invecchiamento e lavoro in Sanità

Leggi tutto…

http://www.ciip-consulta.it/index.php?option=com_content&view=article&id=452:art-30092015-invecchiamento-e-lavoro&catid=317&Itemid=467

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European Commission refuses public access to glyphosate safety assessment

1 September 2015 News
The European Commission has refused to make available the risk assessment report on glyphosate prepared for the European Food Safety Authority. Glyphosate is the world’s most widely used herbicide and the active ingredient in Monsanto’s Roundup. The risk assessment will determine Glyphosate’s renewed authorization in the European Union. The European pesticide lobby is pressing Europe to follow the United States in increasing allowable glyphosate exposure levels.
In a letter to the German NGO Testbiotech of August 10, the Commission stated that the report is confidential and there is “no overriding public interest” in making it accessible. However, a report earlier this year from the World Health Organization’s International Agency for Research on Cancer (IARC) classified glyphosate as “probably carcinogenic to humans” – presumably a compelling public interest.
The Commission’s ongoing refusal to make available its risk assessment data violates a 2013 ruling by the European Court of Justice requiring public disclosure.
Fonte Iuf.org

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Decreto 81: modificato il campo di applicazione del Titolo IV

La Legge Europea 2014 n. 115 cancella una modifica, introdotta dal “Decreto del Fare”, in relazione al campo di applicazione del Capo I del Titolo IV (cantieri temporanei o mobili). La legge, il diritto europeo, le riflessioni e i commenti.

segue su fonte puntosicuro.it

http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-contenuto-C-6/normativa-C-65/decreto-81-modificato-il-campo-di-applicazione-del-titolo-iv-AR-15145/

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Cancer du sein et travail : des données accablantes en provenance des États-Unis

Un rapport publié en août 2015 par le Fond du cancer du sein aux États-Unis contient des données accablantes sur le rôle des conditions de travail dans les cancers du sein. Basé sur une analyse minutieuse de la littérature scientifique la plus récente, le rapport confirme des associations déjà observées entre différentes professions et les cancers du sein.

Parmi les infirmières, le risque est augmenté de 50 %. Il est multiplié par quatre dans des professions qualifiées. De nouvelles associations apparaissent dans des recherches récentes. Le risque de cancer du sein est multiplié par cinq dans le secteur de la coiffure et de la cosmétique ainsi que parmi les travailleuses de l’industrie alimentaire. Il est multiplié par 4,5 parmi les travailleuses du nettoyage à sec et de la blanchisserie. Il est multiplié par quatre parmi les ouvrières de l’industrie papetières et des arts graphiques ainsi que dans la fabrication de produits en caoutchouc et plastique.

Le rapport liste les risques professionnels qui expliquent ces chiffres. Il s’agit principalement d’un ensemble de substances chimiques comme le benzène et d’autres solvants, les hydrocarbures aromatiques polycycliques (HAP), les pesticides et de nombreux autres perturbateurs endocriniens. Le travail de nuit et les rayonnements ionisants sont également à l’origine de cancers du sein.

En Europe, d’après les données de 2012, plus de 350.000 nouveaux cas de cancers du sein ont été déclarés en 2012 et la mortalité a dépassé 90.000 personnes. L’immense majorité des cancers du sein affecte des femmes. Parmi les femmes, c’est la première cause de mortalité par cancer. Dans les différents pays européens, l’incidence de ces cancers est en nette augmentation.

Pour Laurent Vogel, chercheur à l’ETUI, cette étude confirme que les carences de prévention sur les lieux de travail contribuent de manière importante à l’augmentation des cancers. “On assiste depuis dix ans à un blocage des politiques communautaires de santé au travail. Cette situation accroît les inégalités sociales de santé. En ce qui concerne les cancers du sein qui sont des cancers hormono-dépendants, la passivité de la Commission européenne par rapport au problème posé par les perturbateurs endocriniens et sa subordination aux lobbies industriels contribue à empêcher une prévention efficace sur les lieux de travail”, a-t-il déclaré

Plus d’info sur

http://www.etui.org/en/Actualites/Cancer-du-sein-et-travail-des-donnees-accablantes-en-provenance-des-Etats-Unis

Laurent Vogel

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La prevenzione… a fumetti: un opuscolo Inail aiuta i più piccoli a evitare gli infortuni

Realizzata dalla direzione Piemonte, la pubblicazione utilizza illustrazioni accattivanti e dialoghi spiritosi per richiamare l’attenzione su comportamenti e situazioni a rischio sia in ambienti di vita che di lavoro. Lanza: “Trattare con leggerezza un tema fondamentale nell’educazione dei giovanissimi”

TORINO – Navicelle spaziali, alieni-turisti e una terra dove l’imprudenza e l’approssimazione sembrano – almeno in un primo momento – regnare sovrane. È questo lo “scenario” della seconda edizione dell’opuscolo a fumetti “La prevenzione…è di questo mondo”, curato dalla direzione territoriale Inail Piemonte con testi e disegni di Paolo Virelli, ideato per sensibilizzare bambini, adolescenti e studenti sul tema della prevenzione.

Vignette divertenti illustrano i pericoli quotidiani. A condurre i più piccoli in un viaggio alla scoperta del mondo della prevenzione è un gruppo di simpatici marziani incuriositi dal “selvaggio pianeta-uomo”. Nel corso delle loro peregrinazioni gli alieni avranno modo di osservare, in particolare, “i luoghi e le tecniche di lavoro del curioso essere umano adulto”: un contesto dove – nonostante alcuni incidenti di cui sono testimoni – si accorgeranno che i terrestri hanno già scoperto il valore della prevenzione e che, malgrado qualche sbadataggine, superficialità e disattenzione, molti passi avanti sono stati fatti sul versante della sicurezza. L’opuscolo, la cui prima edizione risale al 2000, descrive in poche pagine sia i comportamenti a rischio in alcuni dei principali ambiti professionali come l’agricoltura e l’edilizia sia quelli rispettosi della prevenzione, concentrandosi in particolare sull’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale.

“Imparare oggi per vivere e lavorare più sereni domani”. “Le illustrazioni accattivanti e i dialoghi spiritosi di questo opuscolo trattano con leggerezza un tema fondamentale nell’educazione dei giovanissimi e lanciano uno slogan che può sorprendere per la sua semplicità: “Piccoli accorgimenti possono evitare grandi problemi!” – sottolinea il direttore regionale Inail Piemonte, Alessandra Lanza – A volte alcuni rischi sono talmente evidenti da passare inosservati per abitudine, distrazione, imprudenza, negligenza o scarsa informazione, dunque è fondamentale incominciare fin dai primi anni di scuola ad imparare a riconoscerli”.

l’opuscolo

http://www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/internet/documents/document/ucm_185861.pdf

fonte sicurezzaonline

http://www.sicurezzaonline.it/homep/infcro/infcro2015/infcro201508/infcro20150828.htm

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Requisiti degli organismi paritetici: una nota ministeriale e una sentenza

Tra gli organismi paritetici dotati di maggiore rappresentatività non rientrano tutti gli organismi genericamente frutto di qualsivoglia contrattazione collettiva in ambito edile. Una nota del Ministero del Lavoro e una sentenza del Tar del Lazio.

l’articolo prosegue alla fonte puntosicuro.it

http://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-contenuto-C-6/informazione-formazione-addestramento-C-56/requisiti-degli-organismi-paritetici-una-nota-ministeriale-una-sentenza-AR-15138/

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Un articolo apparso sul quotidiano inglese Indipendent che fa chiarezza sulle condizioni di lavoro in Puglia  dei raccoglitori di frutta

Italy’s secret ‘slave’ labourers: Unskilled fruit pickers working for a pittance to supply tourists with wine – sometimes with fatal consequences

Paola Clemente, a 49-year-old mother of three, rose at 2am, on 13 July as she usually did. She took the coach from her little town of San Giorgio Jonico to arrive at the vineyard near Andria after 5am. But she never came home.

Despite complaining that she felt unwell on the way to work, the man who hired her reportedly told her that discomfort would pass. In fact she died that day, her heart apparently giving out in the fields where she picked grapes in 38C heat for £1.50 per hour.

>>> segue su fonte INDIPENDENT.UK

http://www.independent.co.uk/news/world/europe/italys-secret-slave-labourers-unskilled-fruit-pickers-working-for-a-pittance-to-supply-tourists-with-wine–sometimes-with-fatal-consequences-10468296.html

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Inspections with penalties linked to lower injuries: IWH review

Institute for Work & Health systematic review on regulatory enforcement finds strong evidence for effectiveness of inspections with fines and citations

There’s strong evidence that regulatory health and safety inspections that result in a citation or penalty are effective in reducing work-related injuries. This is according to a recent systematic review conducted by the Institute for Work & Health (IWH), which also found that general deterrence—the mere chance that employers may get inspected one day—is not as effective.

“What this shows is employers do take steps to prevent work-related injuries for employees when there are direct consequences to them,” says Dr. Emile Tompa, an IWH senior scientist and the lead author on the systematic review. “But, clearly, no system can have the resources needed to inspect every workplace or issue fines or citations for every violation.”

The key to making general deterrence more effective may lie in increasing employer awareness about the financial implications of non-compliance or making information public about employers that don’t comply, Tompa suggests. He presented the findings from the systematic review at an IWH plenary earlier this year (see slidecast).

FONTE IWH.ON.CA

http://www.iwh.on.ca/at-work/81/inspections-with-penalties-linked-to-lower-injuries-iwh-review

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RSPP: RASSEGNA STAMPA SULLA PREVENZIONE E PROTEZIONE DAI RISCHI E DANNI DA LAVORO.Agosto 2015

RSPP n.56.pdf

http://www.rs-ergonomia.com/app/download/11558513796/RSPP+n.56.pdf?t=1438630844

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Newsletter Medico Legale Inca Cgil Numero 32°/2015

Valutazione del rischio da esposizione a vibrazioni trasmesse al Corpo Intero (WBV) nell’impiego professionale di motocicli.

Sul sito del PAF (Portale Agenti Fisici) è stato pubblicato l’interessante articolo dei colleghi della ASL di Siena
L’articolo tratto dagli atti del 21° Convegno di igiene Industriale di Corvara dello scorso marzo affronta il tema dell’esposizione vibrazioni al corpo intero  dei lavoratori che operano utilizzando mezzi di locomozione a due ruote.

segue testo completo della Newsletter

http://www.diario-prevenzione.it/newsletter/news_Inca_32_2015.pdf

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Salute e sicurezza sul lavoro in Italia e in Europa

di Gino Rubini

L’articolo è apparso sul primo numero della newsletter della Fondazione Claudio Sabattini

L’articolo (.pdf)

http://www.fondazionesabattini.it/download/520

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On line il primo numero di Cs.info, la newsletter della Fondazione Claudio Sabattini.

http://www.fondazionesabattini.it/csinfo

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MORTI BIANCHE IN EMILIA ROMAGNA PRIMO SEMESTRE 2015. 28 VITTIME REGISTRATE IN OCCASIONE DI LAVORO.
11 INFORTUNI MORTALI IN MENO RISPETTO AI PRIMI SEI MESI DEL 2014.
MA L’EMERGENZA CONTINUA E DIVENTA PIU’ SCONFORTANTE CONTANDO ANCHE GLI INCIDENTI IN ITINERE.
COSI’ IL BILANCIO ARRIVA A 34 DECESSI.

ED E’ REGGIO EMILIA A CONTARE IL MAGGIOR NUMERO DI VITTIME (9), SEGUITA DA RAVENNA (8) E DA BOLOGNA (5). A PARMA GLI INFORTUNI  MORTALI SONO STATI 4, A FERRARA, MODENA E RIMINI (2). MENTRE 1 VITTIMA E’ STATA REGISTRATA IN PROVINCIA DI FORLI’-CESENA E DI PIACENZA.
TRASPORTI E COMMERCIO I SETTORI PIÙ COLPITI. 5 LE DONNE MORTE SUL LAVORO. 8 I LAVORATORI STRANIERI COINVOLTI NEL DRAMMA.

Sono 28 le vittime registrate in occasione di lavoro in Emilia Romagna nei primi sei mesi del 2015. Vale a dire 11 infortuni mortali in meno rispetto ai primi sei mesi del 2014 quando le vittime erano 39.
Ma il bilancio emiliano si aggrava e diventa più sconfortante contando anche gli infortuni in itinere. Così il bilancio nel primo semestre 2015 arriva a 34 decessi (490 quelli rilevati in tutta la Penisola) con una tragica media di quasi sei vittime al mese. Ed è Reggio Emilia a contare il maggior numero di decessi (9), seguita da Ravenna (8) e da Bologna (5). A Parma, invece, gli incidenti mortali sono stati 4, mentre a Ferrara, Modena e Rimini 2. 1 vittima è stata poi registrata sia in provincia di Forlì-Cesena che di Piacenza.

È questa la prima proiezione del fenomeno delle morti bianche da gennaio a giugno 2015 elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre sulla base di dati Inail.
Una mappatura dettagliata dell’Emilia Romagna che con i 28 decessi rilevati in occasione di lavoro (361 il totale dei casi in Italia) è al sesto posto nella graduatoria nazionale per numero di vittime dopo la Lombardia (la regione più colpita con 53 vittime in occasione di lavoro), la Toscana (38), la Sicilia (33), la Campania e il Lazio (30) e il Veneto (29).

E, anche nella graduatoria nazionale che definisce il numero di vittime in “occasione di lavoro” –  escludendo quindi i decessi in itinere – le province dell’Emilia Romagna sono tra le più colpite dall’emergenza morti bianche nel nostro Paese. A cominciare da Ravenna che con 8 vittime è al 5° posto dopo Roma (18 morti bianche), Milano (16), Palermo e Napoli (10), Brescia e Torino (9). E Reggio Emilia con 7 decessi registrati in occasione di lavoro occupa il 6° posto.

Analizzando l’età di coloro che hanno perso la vita sul lavoro, si osserva che delle 34 vittime ben 11 erano quarantenni, 10 i cinquantenni e 7 i sessantenni.

Mentre i settori maggiormente colpiti dai lutti sul lavoro sono quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio e quello dei trasporti e magazzinaggi, ciascuno dei quali conta cinque lavoratori deceduti. Seguono quello delle costruzioni (4 vittime) e quello delle attività manifatturiere (3).
Nel primo semestre 2015 delle 34 vittime sul lavoro rilevate in Emilia Romagna sono 5 le lavoratrici che hanno perso la vita e  8 i lavoratori stranieri.

Ultimo, ma non meno importante aspetto descritto dagli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre è l’incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa. Ebbene, l’Emilia Romagna fa registrare un indice di 14,5 contro una media nazionale di 16,1.

I dati sopra citati sono disponibili attraverso la pubblicazione mensile sul sito http://www.vegaengineering.com.

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Gino Rubini, editor di http://www.diarioprevenzione.it

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