newsletter diario prevenzione – 28 gennaio 2015 – vol.n° 100 –


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28 gennaio 2015 – vol.n° 100

notizie, documenti e link sui temi del governo dell’ambiente
della salute e della sicurezza nel lavoro e sulla responsabilità sociale d’impresa

 

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Incendio sul Traghetto Norman Atlantic , scontro tra due navi mercantili all’uscita del Porto di Ravenna, crash del caccia F 16 greco ad Albacete in Spagna.  Catastrofi prevenibili ?

Nel giro di poche settimane tre catastrofi con  decine di morti e feriti, è solo una coincidenza casuale ? Quali sono i determinanti di questi eventi che si vanno ripetendo con sempre maggiore frequenza ?

Qual’è la qualità della valutazione e gestione dei rischi nel settore del trasporto marittimo ? Il caso del crash del caccia greco F16 ad Albacete in Spagna durante una esercitazione è avvenuto in un contesto diverso, quello militare che ha altre logiche rispetto a quello commerciale. Anche per questo evento catastrofico valgono sempre le domande: quale valutazione e gestione dei rischi viene svolta nella fase di progettazione di una esercitazione per evitare che un evento prevedibile, il blocco motore in fase di decollo,  non  si trasformi in una catastrofe….

E’ verosimile ipotizzare che in ragione della crisi vi sia stato un “allentamento” nell’applicare regole e procedure per la gestione della sicurezza ? Per quanto attiene il settore della marina mercantile potrebbe essere. Nel settore del trasporto marittimo la concorrenza al massimo ribasso potrebbe avere inciso negativamente sia nella qualità della formazione del personale sia nella manutenzione dei mezzi. Su questi aspetti, oltre alle indagini della magistratura sui casi catastrofici in fattispecie,  sarebbe bene vi fosse un’inchiesta parlamentare sulla sicurezza complessiva  del trasporto marittimo, una verifica sullo stato dell’arte della sicurezza marittima.

Non ci è dato sapere come funzionano le procedure di gestione della sicurezza dell’aviazione militare, dalla manutenzione dei mezzi alla gestione organizzativa delle esercitazioni . Anche in questo caso sarebbe bene fosse fatto il punto dai ministeri competenti affinchè non abbiano a ripetersi simili tragedie. In altri termini era possibile immaginare un layout differente del sito base militare teso a ridurre una eventuale piantata di un motore di un caccia  in fase di decollo ? Siamo consapevoli della delicatezza della gestione della sicurezza degli operatori in ambito militare: auspichiamo che eventuali errori gestionali vengano corretti perchè simili tragedie non abbiano a ripetersi.

Con questo numero 100 della newsletter ha inizio il percorso del 2015. Speriamo, in questo 2015 che si realizzi una inversione di tendenza rispetto alle logiche di deregulation nel campo della sicurezza e del welfare  che hanno caratterizzato questi anni di crisi e di applicazioni dogmatiche delle teorie neoliberiste.
Un augurio a tutti noi di buon lavoro e di buona vita. Editor

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NOTIZIE AMBIENTE
SALUTE
SICUREZZA LAVORO

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L’equità nella salute in Italia. Secondo rapporto sulle diseguaglianze sociali in sanità

Recentemente è stato pubblicato il libro “L’equità nella salute in Italia. Secondo rapporto sulle diseguaglianze sociali in sanità” di Giuseppe Costa et al. (a cura di), edito da Fondazione Smith Kline, presso Franco Angeli Editore, 2014.

Il testo è stato scritto in collaborazione con i membri del gruppo interregionale “Equità nella Salute e nella Sanità” e voluto dalla Commissione Salute delle Regioni.
Negli ultimi decenni si è assistito al netto e costante miglioramento della salute della popolazione italiana: l’aspettativa di vita è aumentata, la mortalità si è ridotta così come la morbosità, diminuita per buona parte delle categorie nosologiche in termini di incidenza, di prevalenza e impatto sulla qualità della vita. Tuttavia, non tutti i cittadini hanno beneficiato allo stesso modo di questi progressi. Continuano infatti a persistere importanti differenze negli esiti di salute dei vari gruppi sociali: quanto più si è ricchi, istruiti, residenti in aree non deprivate, e in generale dotati di risorse e opportunità socioeconomiche, tanto più si tende a presentare un profilo di salute più sano.
Se tali disuguaglianze sono di per sé ingiuste, non etiche e soprattutto non immutabili, rimangono due ulteriori ragioni per promuovere il contrasto: innanzitutto sono una priorità costituzionale (come recita l’articolo 32), in secondo luogo rappresentano un grave freno all’economia nazionale.

È  stato stimato che l’eliminazione delle disuguaglianze associate al livello di istruzione porterebbe, in Italia, a una riduzione di circa il 30% della mortalità generale maschile e quasi del 20% di quella femminile. Raggiungere tale risultato sarebbe ovviamente una conquista dai benefici immensi per il benessere di tutta la società.

Ma su quali determinanti intervenire per avere guadagni significativi per la popolazione? Che tipologia di politiche e interventi privilegiare? Quali settori istituzionali sono principalmente responsabili? Cosa ci insegnano le grandi rassegne portate a termine negli ultimi anni nei Paesi che per primi si sono interessati del contrasto delle disuguaglianze di salute?

A queste domande tenta di rispondere il volume, strumento indispensabile per gli operatori della salute ma anche per chiunque sia responsabile della pianificazione delle politiche pubbliche..

segue su fonte saluteinternazionale.it

http://www.saluteinternazionale.info/2015/01/lequita-nella-salute-in-italia-secondo-rapporto-sulle-diseguaglianze-sociali-in-sanita/

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Podcast Diario Prevenzione – Ambiente Lavoro Salute – 28 gennaio – puntata n° 24

In questo numero

– L’equità nella salute in Italia. Secondo rapporto sulle diseguaglianze sociali in sanità. Gli operai hanno 5 anni e mezzo di speranza di vita in meno rispetto ai dirigenti

– In poche settimane alcuni incidenti catastrofici, dal traghetto Norman Atlantic, allo scontro tra due navi all’uscita dal Porto di Ravenna al crash del F16 ad Albacete in Spagna in fase di decollo …. Qual’è il denominatore di queste tragedie ? Qual’è la qualità del risk assessment e del risk management in ogni settore dai trasporti in mare all’aviazione militare … ?

– INVECCHIAMENTO E LAVORO, INTERVISTA AUDIO  AL DOTT. RINALDO GHERSI, MEDICO DEL LAVORO ED ERGONOMO

Intervista al Dott. Rinaldo Ghersi sul tema dell’invecchiamento e lavoro. L’innalzamento delle aspettative di vita e le modifiche delle norme previdenziali costringono al lavoro centinaia di migliaia di persone in condizioni lavorative pesanti che richiedono spesso performances che sono adatte a persone più giovani.

– Promuovere un ambiente di lavoro salutare per lavoratori con patologie croniche: una guida alle buone pratiche elaborata dalla rete ENWHP

– Altre notizie in breve

CI SCUSIAMO PER ALCUNI DISTURBI DELL’AUDIO

IL NOTIZIARIO (35 MINUTI )

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4530&Itemid=127

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Promuovere un ambiente di lavoro salutare per lavoratori con patologie croniche: una guida alle buone pratiche
Elena Barbera e Elena Coffano, Dors

La traduzione italiana della pubblicazione “Promoting healthy work for workers with chronic illness: a guide to good practice” della Rete europea per la Promozione della Salute nei Luoghi di Lavoro (ENWHP), è frutto della collaborazione tra Regione Lombardia e DoRS.

La Guida è rivolta principalmente ai datori di lavoro e ai manager che si trovano ad affrontare i cambiamenti e le sfide legate alla gestione dei lavoratori con patologie croniche e al supporto che necessitano per poter continuare a lavorare, o per ritornare al lavoro dopo un periodo di assenza. Essa contiene, inoltre, alcuni strumenti di supporto, quali: un elenco dei partecipanti del progetto, link utili a siti web, riferimenti bibliografici e una check list per il datore di lavoro.

Il documento in italiano, dal titolo “Promuovere un ambiente di lavoro salutare per lavoratori con patologie croniche: una guida alle buone pratiche” è disponibile sul sito della Rete ENWHP al seguente indirizzo:

http://www.enwhp.org/enwhp-initiatives/9th-initiative-ph-work/european-guide-to-good-practice-guidelines.html

Ultimo aggiornamento : 24/01/2015
» Promuovere un ambiente di lavoro salutare per lavoratori con patologie croniche: una guida alle buone pratiche

fonte DORS.IT

http://www.dors.it/pag.php?idcm=5467

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Fondazione Universitaria Marco Biagi
Largo Marco Biagi 10 (già viale Storchi 2) 41121 MODENA

Email: info-fmb@unimore.it


I master della Fondazione Marco Biagi su Sicurezza nel Lavoro

“Prevenzione dei rischi e gestione della sicurezza del lavoro” – Safety Management

Master universitario di I° livello con frequenza in presenza e a distanza (FAD) in “Prevenzione dei rischi e gestione della sicurezza del lavoro” – Safety Management (I) – a.a. 2014/15

OBIETTIVI FORMATIVI
Il Master intende offrire una risposta alla crescente domanda delle aziende private e pubbliche (di produzione e dei servizi) di competenze professionali specifiche e qualificate nella prevenzione dei rischi e nella gestione della sicurezza negli ambienti di lavoro. Il tema è analizzato nella prospettiva interdisciplinare del diritto del lavoro, dell’organizzazione aziendale, della gestione delle risorse umane e dell’economia aziendale.
Il Master mira a formare Consulenti del lavoro e Addetti e Responsabili ai Servizi di Prevenzione e Protezione. Oltre a fornire gli strumenti metodologici e conoscitivi più idonei per la soluzione delle problematiche specifiche correlate alle diverse aree trattate, si propone di favorire l’aggiornamento delle preesistenti conoscenze culturali, valorizzando contestualmente le precedenti esperienze lavorative.

ATTIVITA’ FORMATIVE
Le lezioni si svolgeranno a partire da marzo 2015 fino a marzo 2016, dal lunedì al giovedì dalle 14.00 alle 18.00, il venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00, con una media di una settimana al mese. La frequenza è obbligatoria, in presenza o a distanza (fad). Nella modalità a distanza la frequenza (on line e/o on demand) sarà rilevata tecnologicamente (numero degli accessi e lavoro svolto in rete).
I tirocini formativi ed i project work si svolgeranno nello stesso periodo delle lezioni (a partire da Maggio 2014) presso le aziende, gli enti e gli studi professionali individuati.
Il Master si concluderà con la discussione della tesi a marzo 2016.

http://www.fmb.unimore.it/on-line/download.jsp?idDocument=8987&instance=13


Master universitario di II° livello con frequenza in presenza e a distanza (FAD) in “Modelli di organizzazione, formazione e valutazione dei rischi per la sicurezza del lavoro” – Safety Management (II) – a.a. 2014/15

OBIETTIVI FORMATIVI
Il Master mira a formare esperti nella progettazione di modelli di organizzazione e di gestione della sicurezza negli ambienti di lavoro. Oltre a fornire gli strumenti metodologici e conoscitivi più idonei per la soluzione delle problematiche specifiche correlate alle diverse aree trattate, il Master si propone di favorire l’aggiornamento delle preesistenti conoscenze culturali, valorizzando contestualmente le precedenti esperienze lavorative. Il Master è erogato sia in presenza che a distanza (on line e on demand) attraverso le lezioni riprese e trasmesse via Internet. Si rivolge ed è stato progettato per coloro che, per motivi di lavoro o di distanza, non possono frequentare le lezioni in aula (persone impiegate che lavorano presso imprese ed enti pubblici, RSPP, consulenti del lavoro ed altri professionisti).

ATTIVITA’ FORMATIVE
Le lezioni si svolgeranno a partire da marzo 2015 fino a marzo 2016, dal lunedì al giovedì dalle 14.00 alle 18.00, il venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00, con una media di una settimana al mese. La frequenza è obbligatoria, in presenza o a distanza. Nella modalità a distanza la frequenza sarà rilevata tecnologicamente (numero degli accessi e lavoro svolto in rete). I tirocini formativi ed i project work si svolgeranno nello stesso periodo delle lezioni (a partire da giugno 2015) presso le aziende, gli enti e gli studi professionali individuati.
Il Master si concluderà con la discussione della tesi a marzo 2016.

http://www.fmb.unimore.it/on-line/download.jsp?idDocument=8989&instance=13

La domanda di ammissione deve essere presentata entro le ore 13.00 del 27 febbraio 2015

TUTTE LE INFORMAZIONI SULLA ORGANIZZAZIONE E SUI COSTI DEI MASTER, BORSE DI STUDIO , ECC  NELL’AREA MASTER DEL  SITO DELLA FONDAZIONE MARCO BIAGI

http://www.fmb.unimore.it/on-line/Home/Master.html

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LAVORO IRREGOLARE +
ASSENZA DI TUTELA CONTRATTUALE = INCREMENTO DEL RISCHIO DI INFORTUNIO E, PURTROPPO, ANCHE DI MORTE.

L’INCROCIO DI DATI TRA ECONOMIA SOMMERSA E INFORTUNI SUL LAVORO DOVREBBE RIDESTARE GLI ANIMI SOPITI DEL GOVERNO RENZI QUANDO SI PARLA DI SICUREZZA SUL LAVORO.

Intervento Di Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering

La posta in gioco è davvero molto alta perché vale ben 43,7 miliardi di euro. A tanto ammonta secondo le più recenti stime della Cgia di Mestre la sottrazione al Fisco perpetrata dai 3 milioni di lavoratori in nero presenti nel nostro Paese. Un esercito di maestranze che produce un Pil irregolare di 102,5 miliardi e pari al 6,5 per cento del Pil nazionale.

Un dato certamente inquietante dal punto di vista economico, ma che per noi diventa ancor più drammatico pensando alle tragiche conseguenze che questo comporta per la sicurezza dei lavoratori.

Perché è chiaro a tutti che in assenza di un contratto regolare vengono a mancare tutte le tutele che esso impone: parliamo di previdenza, ma anche e soprattutto, appunto, di tutela della sicurezza sul lavoro.

Osservando la mappatura dell’economia sommersa elaborata dalla Cgia di Mestre e relativa al 2013 si scopre che l’area in cui essa è maggiormente sviluppata è il Sud della nostra Penisola. Dati che, incrociati con quelli rilevati dal nostro Osservatorio in quello stesso periodo di tempo, in cui emerge l’incidenza di mortalità di lavoro più elevata proprio nelle regioni meridionali, conducono ad un sillogismo drammatico e ineluttabile: lavoro irregolare +  assenza di tutela contrattuale = incremento del rischio di infortunio e, purtroppo, di morte.

Serve, dunque, una riflessione collettiva che parta dalla politica e passi attraverso gli organi di sorveglianza affinché i controlli e le ispezioni vengano intensificati e gli evasori della sicurezza sanzionati. Specialmente in edilizia e in agricoltura, che secondo le elaborazioni del nostro Osservatorio relative al 2013 sono i settori responsabili di oltre sei morti bianche su dieci.

Incrociare, dunque, i dati sul sommerso con quelli delle morti bianche dovrebbe essere un utile strumento di lavoro per gli amministratori del Paese.  Anche perché sia il fenomeno dell’irregolarità occupazionale che quello dell’infortunistica sono sicuramente sottostimati dato, appunto, il loro essere celati e irrintracciabili, dunque, nella loro totalità.

Far emergere ciò che vive in modo parassitario significherebbe regolarizzare e garantire delle tutele basilari per il lavoratore.

Ci auguriamo che ai continui appelli, non solo da parte nostra, il Premier Renzi risponda con l’attenzione che queste tragedie mortali meritano.

Ci auguriamo vogliate diffondere questo articolo in nome della cultura della sicurezza per contribuire a ridurre il numero degli infortuni sul lavoro.

Web site: http://www.vegaengineering.com/osservatorio-sicurezza-sul-lavoro-infortuni-mortali/

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INVECCHIAMENTO E LAVORO, INTERVISTA AUDIO  AL DOTT. RINALDO GHERSI, MEDICO DEL LAVORO ED ERGONOMO

Intervista al Dott. Rinaldo Ghersi sul tema dell’invecchiamento e lavoro. L’innalzamento delle aspettative di vita e le modifiche delle norme previdenziali costringono al lavoro centinaia di migliaia di persone in condizioni lavorative pesanti che richiedono spesso performances che sono adatte a persone più giovani.

Dal lavoratore edile ultrasessantenne che deve ancora salire sui ponteggi, all’infermiera anziana che deve fare i turni di notte, al macchinista maturo che deve portare con concentrazione un treno a più di 200 chilometri all’ora, all’operaia metalmeccanica alla linea di montaggio…. Potremmo continuare con molti altri esempi di lavori che per lavoratori e lavoratrici anziani divengono ogni giorno sempre più penosi e diviene sempre più difficile per loro  fare fronte alle richieste di performaces che divengono insostenibili.

Il problema dell’invecchiamento dei lavoratori non è solo italiano, è una criticità presente in tutta Europa e da tempo è oggetto di studi e di programmi per consentire la permanenza al lavoro dei lavoratori anziani utilizzando in modo intelligente  e umano le “residual capabilities”.
Per realizzare un vero  cambiamento occorrerà ripensare l’organizzazione del lavoro, l’organizzazione sociale e nuove forme di ammortizzatori sociali, un percorso comunque abbastanza lungo per affrontare problemi di penosità del lavoro che già vengono vissuti con sofferenza oggi….
In questa intervista il Dott. Rinaldo Ghersi, coordinatore del Gruppo di Lavoro su Invecchiamento e Lavoro costituito presso la Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione, fa il punto sullo stato dell’arte dei lavori e sulle iniziative che si stanno mettendo in cantiere per orientare un approccio corretto a questo tema.
Il coinvolgimento nei lavoro di ricerca e studio  di una pluralità di soggetti e di professionisti dovrebbe permettere un sostanziale passo in avanti nelle modalità di gestione di questa problematica.
I documenti, le relazioni e i report sui lavori del Gruppo sono consultabili sul sito della C.I.I.P

L’INTERVISTA AUDIO A RINALDO GHERSI
( 33 MINUTI – formato wav )

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4523&Itemid=127
Documentazione

Invecchiamento e lavoro, aggiornamenti 2014

Ciip, Consulta interassociativa italiana per la Prevenzione presenta nel convegno aggiornamenti di esperti in medicina del lavoro e previdenza con gli elaborati del proprio gruppo di lavoro sul tema, ormai attuale e di rilevanza crescente. Si promuove un confronto tra esperienze e punti di vista di lavoratori, RLS, imprenditori, addetti alla sicurezza, medici ed igienisti del lavoro, ergonomi, esperti di assistenza e previdenza su bisogni e soluzioni per fronteggiare i nodi e le risorse dell’invecchiamento della popolazione lavorativa, tenendo conto di proposte e modifiche legislative sulle pensioni.

LE RELAZIONI AL CONVEGNO

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4523&Itemid=127

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SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO REPORT ISTAT SECONDO TRIMESTRE ANNO 2013

L’Istat presenta i risultati dell’approfondimento tematico “Salute e sicurezza sul lavoro”, inserito nel secondo trimestre 2013 all’interno dell’Indagine Forze di Lavoro e già proposto nel secondo trimestre del 2007. Vengono rilevati gli infortuni sul lavoro; i problemi di salute causati o aggravati dall’attività lavorativa; la percezione dell’esposizione ai fattori di rischio sul luogo di lavoro

IL REPORT ISTAT

http://www.diario-prevenzione.it/report/Salute_sicurezza_sul_lavoro_ISTAT.pdf

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IARC SOTTOPONE A SEVERE CRITICHE LA RICERCA CHE CORRELA LA MALATTIA CANCRO ALLA SFORTUNA

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha detto che “non è per nulla d’accordo” con le conclusioni di un rapporto scientifico che ha affermato che  il conclamarsi del  cancro sarebbe  in gran parte  dovuto alla  ‘sfortuna’ (Risk n° 685). Lo studio, pubblicato sulla rivista Science, il 2 gennaio, sottopone a confronto il numero di divisioni cellulari staminali  attraverso una vasta gamma di tessuti e suggerisce che le mutazioni casuali (o la ‘sfortuna ‘) sono “i maggiori contributori al cancro globale, spesso più importanti  dei fattori ambientali,  ereditari o esterni.” IARC, in una dichiarazione ufficiale del 15 gennaio  ha detto che ci sono “limiti ed errori nell’analisi” e una “contraddizione” seria tra  la conclusione del rapporto e il vasto corpo di prove scientifiche sul nesso di causalità del cancro. (pensiamo al caso amianto, ndr)

“Sapevamo già che per un individuo nel fatto  di sviluppare o meno una certa  tipologia cancro vi è un elemento di fortuna, ma questo ha poco a che fare  circa il livello del rischio di cancro in una popolazione,” ha detto il direttore della IARC dottor Christopher Wild. “, Concludere che la ‘sfortuna’ sarebbe  la principale causa di cancro sarebbe fuorviante e potrebbe sminuire gli sforzi per identificare le cause della malattia e prevenirla efficacemente.” Notando che gli sforzi di prevenzione e non la fortuna hanno portato a riduzioni sostanziali in alcuni tipi di cancro, il direttore IARC ha concluso: “le lacune di conoscenza rimanenti sulla eziologia deel  cancro non devono essere attribuite semplicemente ‘sfortuna’. La ricerca delle cause deve continuare, occorre ancora investire in misure di prevenzione per i tumori dove sono noti i fattori di rischio. Nella propria stima il moderato  The Health and Safety Executive afferma che  più di 8.000 lavoratori nel Regno Unito muoiono ogni anno a causa di tumori causati da esposizioni a sostanze sul posto di lavoro. I critici della stima HSE affermano che il vero bilancio potrebbe ammontare a  più di 20.000 decessi per cancro del lavoro all’anno. fonte TUC

http://www.tuc.org.uk/workplace-issues/health-and-safety/risks-newsletter/risks-2015/tuc-risks-686-17-january-2015

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Globalizzazione & Amianto : legami commerciali legano Thailandia all’amianto russo

Il governo russo è pronto a espandere il commercio e joint ventures con aziende thailandesi – e il ministro dell’industria thailandese ammette il commercio dell’amianto è uno dei suoi obiettivi. Chakramon Phasukavanich detto che la Thailandia ha già stretti legami commerciali con la Russia, ma il modo più veloce per stringere loro sarebbe di creare più joint venture in quanto non hanno bisogno di tempo e capitale enorme.

“Le aziende russe stanno guardando la Thailandia come un hub per la Comunità economica Asiatica e la Tailandia si presenta anche come un buon posto per gli investitori russi per produrre e aggiungere più valore ai loro prodotti”, ha detto Chakramon. Il ministro ha ammesso i paesi avevano discusso amianto dopo i gruppi ambientalisti hanno chiesto al governo thailandese di vietare le importazioni, provenienti per lo più dalla Russia. Il 23 dicembre 2014, il mobile thailandese ha respinto una proposta del ministero della salute pubblica del paese di mettere fuori legge l’amianto, citando la mancanza di evidenza di malattia legate all’amianto in Thailandia.(?!)

Ha inoltre respinto la proposta del ministero dell’industria di eliminare gradualmente l’amianto nei prodotti entro il 2020. “Se l’uso dell’amianto è vietato dalla legge, sarebbe applicato retroattivamente e l’onere di sostituire tutti i prodotti che contengono amianto ricadrebbe sul governo. Ciò richiederebbe un sacco di soldi “, ha detto il sig Chakramon. Gli argomenti del ministro sono stati respinte dagli attivisti che vogliono la messa la bando dell’ amianto. Essi sottolineano che nessuna legge per il  divieto dell’amianto era mai stata “retroattivamente applicata”, così l’argomento costi è del tutto falsa.

Il ministro russo dell’industria e del commercio Danis Manturov detto che il paese stava cercando di incrementare il commercio “attraverso joint venture e stiamo incoraggiando gli investitori tailandesi a investire di più in Russia.” La Russia ha assunto il ruolo di lobbista mondiale per il commercio di amianto. L’Asia è l’obiettivo chiave per l’unità esportazioni dell’industria dell’amianto a livello mondiale.

fonte TUC

http://www.tuc.org.uk/workplace-issues/health-and-safety/risks-newsletter/risks-2015/tuc-risks-686-17-january-2015

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E’ disponibile on line il numero 67 del dicembre 2014 della Rivista porExperiencia, Rivista di Salute nel lavoro per delegati e delegate alla Prevenzione delle CCOO spagnole.

Indice degli articoli

Basada en la evidencia: una guía práctica para prevenir el dolor de espalda relacionado con el levantamiento de cargas en el trabajo

Desigualdades en el riesgo de diabetes asociado a las largas jornadas de trabajo

Calidad de los informes de investigación de accidentes

La deficiente calidad de las fichas de seguridad de los productos empleados en la limpieza contribuye al riesgo de exposición de los trabajadores

Rassegna stampa e recensioni

salud laboral en la prensa

Nuevos estudios relacionan contaminación y autismo
Diario de Cádiz – Salud // 26/12/2014 11:51:02

Amianto o asbesto: una ruina basada en las evidencias
Ecoportal // 04/11/2014 13:05:41

El trabajo por turnos es malo para la memoria
Universo Canario // 04/11/2014 6:57:31

Apartada de su trabajo por «mirar» a Teresa: «Me están haciendo el vacío»
La Razón // 01/11/2014 22:36:42

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4517&Itemid=2

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Verso i Piani regionali prevenzione un contributo di SNOP Lombardia

sabato 17 gennaio 2015
Pubblichiamo questo contributo della SNOP Lombardia ove un gruppo vivace con tanti operatori tra Direttori di Dipartimento di Prevenzione, operatori nel campo di salute e ambiente, storici medici e tecnici del lavoro esce allo scoperto con queste meditatissime note critiche ma soprattutto propositive perché il recepimento ( entro  maggio 2015 ndr ) dei Piani Regionali di Prevenzione è all’ordine del giorno già da ieri e ogni territorio, dopo la delibera standard di recepimento entro dicembre 2014.

Riteniamo il contenuto di questo documento Snop Lombardia un riferimento importante e un punto di partenza per affrontare un confronto in ogni regione con i decisori politici che dovranno elaborare i Piani di Prevenzione regionali.

Per incidere e orientare le azioni di prevenzione in quest’epoca occorre un “salto di paradigma” che metta in mora e accantoni le rappresentazioni stereotipate che vorrebbero marginalizzare i Dipartimenti di Prevenzione il cui lavoro viene visto sempre più spesso come irrilevante se non come intralcio alle attività economiche e produttive

Il tempo è molto poco e il lavoro per una seria e positiva elaborazione dei Piani regionali di prevenzione è enorme. E’ possibile ancora influenzare positivamente la elaborazione dei Piani di Prevenzione Regionali

Verso i Piani regionali prevenzione un contributo di SNOP Lombardia.pdf

http://www.diario-prevenzione.it/articoli/Verso%20i%20Piani%20regionali%20prevenzione%20un%20contributo%20di%20SNOP%20Lombardia.pdf

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Cancer du sein : le lieu de travail trop souvent oublié par les chercheurs
fonte ETUI

Une importante association de professionnels de la santé publique vient de mettre en ligne un appel pour augmenter les moyens accordés à la recherche sur les causes professionnelles des cancers du sein. Cette annonce intervient dans un contexte de polémique scientifique autour de la publication début janvier d’un article tendant à relativiser le poids des facteurs environnementaux et génétiques dans l’augmentation du nombre de cas de cancer constatée ces dernières décennies.

L’American Public Health Association (APHA), qui compte 30.000 membres à travers le monde, a mis en ligne début janvier une prise de position appelant à la reconnaissance du caractère professionnel de certains cancers du sein. L’organisation y dénonce le manque d’attention accordée aux résultats inquiétants d’études récentes établissant un lien entre exposition aux produits chimiques sur le lieu de travail et augmentation des taux de cancer du sein. L’organisation estime que la recherche sur les causes professionnelles et environnementales du cancer du sein doit devenir une priorité.

“Jusqu’à récemment, les risques pour la santé des femmes liés à leur activité professionnelle restaient dans l’ombre, rarement étudiés en dépit de la présence de longue date des femmes dans le monde du travail. Ce manque de perspective de genre a un coût : la santé de femmes qui travaillent”, s’insurge l’APHA.

Le document s’attarde plus particulièrement sur la présence sur les lieux de travail d’agents toxiques ayant des effets sur le système hormonal, appelés communément “perturbateurs endocriniens”. Des substances telles que le bisphénol A, dont l’usage pour la fabrication de contenants alimentaires est interdit en France depuis le 1er janvier, et les phtalates sont incriminés. Leur présence, même en quantité faible, sur les lieux de travail pourrait avoir des conséquences néfastes sur la santé des travailleuses.

L’APHA épingle également les facteurs de risques liés à l’organisation du travail, rappelant que le travail de nuit a été reconnu “cancérogène probable” par le Centre international de recherche sur le cancer (CIRC).

L’organisation estime nécessaire de réorienter la recherche sur le cancer du sein vers les facteurs de risques environnementaux, notamment le lieu de travail, car “plus de la moitié des cas de cancer du sein ne peuvent être expliqués par les causes ou facteurs de risques traditionnels tels que le surpoids, l’alimentation, l’alcool, la génétique”.

Les organisations luttant aux côtés de travailleurs victimes de cancers liés à leur travail – généralement des ouvriers – peuvent se réjouir de cet appel. Il intervient en effet alors que certains tentent d’instrumentaliser les conclusions d’une étude publiée début janvier dans la prestigieuse revue américaine Science.

L’article, co-écrit par un biostatisticien et un professeur d’oncologie, émet l’hypothèse d’une corrélation entre le nombre de divisions cellulaires dans un organe au cours d’une vie et le risque de cancer. Les chercheurs ont analysé des données disponibles concernant les cellules souches de 31 types de tissus humains et ont observé que les organes dont les cellules souches sont nombreuses et ont tendance à se diviser souvent sont davantage touchés par le cancer. Cet article a eu un retentissement important, bien au-delà des cercles scientifiques. De journaux y ont fait écho, en résumant l’article scientifique par le message suivant : deux tiers des cancers sont dus à “un manque de chance”.

Rapidement des voix se sont élevées pour relever les limites de l’étude. L’étude des scientifiques de l’université Johns Hopkins (Maryland) n’a pas pris pas en compte le cancer du sein, le plus fréquent chez les femmes, ni celui de la prostate, le deuxième plus courant pour les hommes. D’autre part, l’interprétation des résultats par les auteurs de l’étude pose question. “Cette manière de présenter les choses confond la causalité avec une simple relation statistique. Elle passe à côté d’un élément essentiel qui ne peut certainement pas être attribué à la chance individuelle : on peut tracer une cartographie sociale de chaque cancer et démontrer les liens importants entre les conditions de travail et les différentes localisations de cancer”, a commenté Laurent Vogel, chercheur à l’unité Conditions de travail, Santé et sécurité de l’ETUI.

Devant la controverse suscitée par leur article, un des auteurs, Cristian Tomasetti, a précisé à l’hebdomadaire britannique The Economist : “nous n’avons pas montré que deux tiers des cas de cancer sont dus à la malchance. Le cancer résulte en général d’une combinaison de malchance, d’un mauvais environnement et de mauvais gènes héréditaires.”

segue

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4514&Itemid=2

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Pesticides and human health

Aaron Blair1,
Beate Ritz2,
Catharina Wesseling3,
Laura Beane Freeman1

+ Author Affiliations

1Occupational and Environmental Epidemiology Branch, Division of Cancer Epidemiology and Genetics, National Cancer Institute, National Institutes of Health, Bethesda, Maryland, USA
2Department of Epidemiology, Fielding School of Public Health, University of California at Los Angeles, Los Angeles, California, USA
3Unit of Occupational Medicine, Institute of Environmental Medicine, Karolinska Institutet, Stockholm, Sweden

Correspondence to Dr Aaron Blair, Occupational and Environmental Epidemiology Branch, Division of Cancer Epidemiology and Genetics, National Cancer Institute, National Institutes of Health, 9600 Medical Center Drive, Room 6E558, Rockville, MD, USA 20878; blaira@exchange.nih.gov

Received 17 November 2014
Accepted 7 December 2014
Published Online First 24 December 2014

Abstract

Pesticides, including herbicides, insecticides, fungicides, fumigants and rodenticides, provide important benefits in public health, food production and aesthetics (http://www.epa.gov/agriculture/ag101/pestbenefits.html). Unlike most other important chemicals, pesticides are designed to impact living systems (http://www.cdc.gov/niosh/docs/81-123/). Consequently there has long been a concern about environmental and human consequences of widespread pesticide use. Carson1 effectively voiced this concern and documented some problems in her 1962 book, Silent Spring. Global pesticide use increased dramatically between the 1960s and 1990s, and more slowly thereafter, but large increases continue to occur in many developing countries.2 The estimated worldwide use in 2007 was 5211 million pounds of active ingredients, with herbicides accounting for the major use in agriculture, and about 40% of the use overall.3 To place this figure in context, it is close to one pound for each of the 6.6 billion people then inhabiting the globe, albeit with unequal distribution.

Human occupational exposure is expected during pesticide production and application, but the general population can also be exposed through drift, contamination of water and food supplies, and biological concentration through the food chain.4 In addition, pesticide use for vector control and elimination of nuisance pests is an important exposure source for a considerable portion of the world population, and is an especially important source of exposure indoors.5 These varied pathways have resulted in such ubiquitous exposure that persistent pesticides or their metabolites can be found at low levels in biological tissues of much of the world’s population. This includes many who may be …

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http://oem.bmj.com/content/72/2/81.short?rss=1

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Bernardino Ramazzini (1633–1714): a visionary physician, scientist and communicator

F Carnevale1,
S Iavicoli2

+ Author Affiliations

1Centro di documentazione storia sanità regione Toscana, Firenze, Italy
2Department of Occupational and Environmental Medicine, Epidemiology and Hygiene, INAIL Research Area, Italian Workers Compensation Authority, Rome, Italy

Correspondence to Dr S Iavicoli, Department of Occupational and Environmental Medicine, Epidemiology and Hygiene, INAIL Research Area, Italian Workers Compensation Authority, Via Fontana Candida 1, Monteporzio Catone (Rome) I 00040, Italy; s.iavicoli@inail.it

http://oem.bmj.com/content/72/1/2.full

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La tortura. Il tradimento dell’etica medica
Autore : Angelo Stefanini

fonte:  http://www.saluteinternazionale.info

Waterboarding, alimentazione rettale, catene ai piedi, privazione del sonno.È inconcepibile che un essere umano possa sottoporre un’altra persona a tortura. Ancora più scioccante è che professionisti della salute abbiano effettivamente progettato e partecipato al programma segreto di torture della CIA.

Dal 2009 al 2014 il Senate Select Committee on Intelligence (SSCI) degli Stati Uniti ha condotto una valutazione completa del Programma di interrogatori e detenzione della CIA (Central Intelligence Service) negli anni successivi all’attacco del 11/9/2001. Salutata come una delle più importanti nella storia del Senato, si tratta della prima analisi indipendente del programma e dei suoi pretesi successi sulla base delle effettive informazioni raccolte dalla CIA. Composta di oltre 6.000 pagine e frutto di cinque anni di lavoro, è costata 40 milioni di dollari. Il 9 dicembre 2014, otto mesi dopo la decisione di divulgarne alcune parti, la SSCI ha autorizzato la diffusione di un Executive Summary di 525 pagine[1]. Il resto della relazione rimane secretato.

Il documento fornisce i dettagli raccapriccianti degli abusi che hanno avuto luogo in diversi black-sites (siti neri) di detenzione del governo USA come waterboarding[2], confinamento in una cassa a forma di bara, minacce contro i familiari, nudità forzata, esposizione a temperature di congelamento, alimentazione rettale, posizioni stressanti, uso prolungato di pannoloni a scopo umiliante, privazione del sonno per giorni interi, e altro ancora. La relazione afferma inoltre che le cosiddette “tecniche potenziate d’interrogatorio” si sono rivelate inutili a ottenere le informazioni attese, che la CIA ha travisato la loro efficacia e che il programma ha danneggiato la reputazione degli Stati Uniti in tutto il mondo.

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http://www.saluteinternazionale.info/2015/01/la-tortura-il-tradimento-delletica-medica/

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Libri importanti

Francesco Garibaldo: Un libro di scritti di Minsky

È uscita, per i tipi della casa editrice Ediesse, l’edizione italiana di una raccolta di scritti editi e inediti di Hyman Philip Minsky (1919-1996) pubblicata l’anno scorso negli Stati Uniti a cura del “Levy Economic Institute of Bard College”. Gli scritti, che spaziano dal 1965 al 1994, riguardano la lotta alla povertà, i problemi dello Stato Sociale e come raggiungere la piena occupazione.

Il lettore, oltre agli scritti di Minsky, dispone di tre saggi introduttivi che arricchiscono in modo significativo il contenuto di conoscenza del volume. Il primo saggio è stato scritto per questa edizione italiana da Riccardo Bellofiore e Laura Pennacchi; il secondo, la vera e propria prefazione, e il terzo, l’introduzione, sono stati scritti per l’edizione originale, rispettivamente da Dimitri Papadimitriou, presidente dell’Istituto Levy, e da Randall Wray, senior scholar dell’Istituto, oltre che professore di economia. Il saggio di Bellofiore e Pennacchi vuole aiutare i lettori italiani a “un possibile utile uso di Minsky oggi in Italia”, per usare le loro stesse parole. Il saggio di Papadimitriou illustra il contenuto dei sette capitoli del libro mentre quello di Wray contestualizza il volume nel dibattito statunitense.

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http://www.inchiestaonline.it/economia/francesco-garibaldo-un-libro-di-scritti-di-minsky/

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Cordiali saluti a tutt.*, grazie per l’attenzione
arrivederci alla prossima settimana

Gino Rubini, editor di http://www.diarioprevenzione.it
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