newsletter diario prevenzione 28 febbraio 2017 – vol.n° 127


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28 febbraio 2017 – vol.n° 127

notizie, documenti e link sui temi del governo dell’ambiente della salute e della sicurezza nel lavoro e sulla responsabilità sociale d’impresa


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UE. Le proposte di aggiornamento della Direttiva UE in materia di sostanze cancerogene negli ambienti di lavoro peggiorano i rischi per la salute dei lavoratori.

Ogni anno in Europa 100 mila lavoratori e lavoratrici muoiono a causa di tumori derivanti da esposizioni professionali.
Per aggiornare la sua direttiva sulla protezione dei lavoratori contro l’esposizione alle sostanze cancerogene che sono la causa ogni anno di 100.000 decessi, la Commissione ha deciso di fare riferimento ad esperti in maggioranza legati alle industrie multinazionali.

L’esigenza di aggiornare la Direttiva deriva dalla necessità di allineare i contenuti tecnici e scientifici ( introduzione di nuove sostanze nei processi produttivi, redifinizione dei valori limite d’esposizione, metodologie di protezione, sorveglianza sanitaria e monitoraggio epidemiologico ).

Il compito di elaborare i contenuti tecnico scientifici dell’aggiornamento della Direttiva cancerogeni è affidato ad un Comitato scientifico in materia di limiti d’esposizione (Scoel). La maggioranza degli esperti chiamati comporre questo Comitato ( 15 su 22) intrattengono legami professionali molto stretti con i settori industriali interessati nell’uso delle sostanze sottoposte alla valutazione del Comitato.Tre di questi esperti sono dipendenti delle multinazionali come Basf e Shell.

In buona sostanza la Commissione europea ha affidato ad esperti in palese conflitto d’interessi la salute di molti milioni di lavoratori.

Il testo della Direttiva che costoro stanno preparando è una vergogn, come affermano diversi esperti: il valore proposto per il cromo esavalente, ad esempio, è venticinque volte superiore a quelli attualmente praticato in Francia.

In Francia il valore limite del Cromo esavalente è di 0,001 milligrammi per metro cubo d’aria, la Commissione su consiglio del Comitato Scoe propone un valore limite di 0,025 mg/m3, un valore 25 volte superiore che comporterebbe, secondo una valutazione dell’Agenzia europea dei prodotti chimici, un tumore polmonare ogni 10 lavoratori esposti. Vi sono paesi della UE che non hanno una legislazione specifica sul cromo esavalente per la protezione dei lavoratori che si troverebbero una direttiva europea con limiti di esposizione inefficaci e ingannevoli.

“Valori limite molto elevati aprono la strada a veri e propri disastri, afferma Laurent Vogel. I lavoratori hanno l’illusione di essere protetti, in pratica questi valori limite si trasformano in una autorizzazione ad uccidere accordata alle imprese”.

Questo vale anche per il valore limite della silice cristallina che per i sindacati dovrebbe essere, sulla base di studi epidemiologici e d’igiene industriale USA, 0,05 mg/m3 mentre gli esperti della Commissione prevalentemente di parte padronale propongono 0,1 mg/m3.Il valore limite proposto da ETUC salverebbe in Europa 100.000 vite nei prossimi 50 anni.

La prossima tappa della revisione della direttiva: domani 28 febbraio ci sarà un voto all’interno della Commissione dell’impiego e degli affari sociali del Parlamento europeo. Gli industriali hanno fatto sapere che rifiuteranno ogni vincolo supplementare. Dal voto alla Commissione Affari sociali di domani si misurerà il grado di autonomia o di dipendenza delle Istituzioni europee dai poteri forti e si giocherà ancora una volta la credibilità, purtroppo,  sempre più debole dell’Europa.

Auspichiamo che i componenti italiani della Commissione prendano in considerazione le proposte di Cgil CISL UIL contenute nella lettera inviata loro ieri.

Una considerazione amara: i veri alleati dei nemici dell’Europa e dei populisti di destra sono all’interno del gruppo dirigente ad orientamento neo liberista della Commissione Europea che antepongono gli interessi delle multinazionali rispetto alla tutela del patrimonio di salute di milioni di lavoratori esposti per ragioni professionali alle sostanze cancerogene.

Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione

(L’articolo indagine del quotidiano Le Monde su questa vicenda è scaricabile da diario prevenzione).

http://www.diario-prevenzione.it/articoli/LeMonde%2025_02_2017.pdf

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Il 20/2/2017 CGIL, CISL e UIL hanno inviato una lettera ai parlamentari europei italiani con proposte sulla modifica della direttiva Cancerogeni

Le proposte si riferiscono in particolare alle seguenti sostanze:
– Cromo esavalente
– Silice cristallina respirabile
– Polvere di legno
– Sostanze tossiche per la riproduzione

http://www.ciip-consulta.it/index.php?option=com_content&view=article&id=624:20-2-2017-cgil-cisl-uil-lettera-ai-parlamentari-europei&catid=297&Itemid=444

In allegato il testo della lettera
Allegati: Scarica questo file (lettera_ai_parlamentari_europei.pdf)Lettera ai componenti italiani del Parlamento Europeo    [CGIL-CISL-UIL]

http://www.ciip-consulta.it/attachments/article/624/lettera_ai_parlamentari_europei.pdf

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Notizie Salute Sicurezza
Lavoro Ambiente
Febbraio Marzo  2017

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Eventi

CASTELBOLOGNESE ASSEMBLEA: AMIANTO- UN VELENO FRA DI NOI

A Castel Bolognese, Mercoledì 1 marzo 2017, alle ore 20.30, presso il Teatrino del Vecchio Mercato in via Rondanini, 19 si terrà una Assemblea Pubblica dal titolo:

AMIANTO –  UN VELENO FRA DI NOI

per AFeVA Emilia Romagna interverrà Idilio Galeotti, responsabile dello Sportello Amianto AFeVA di Faenza e Ravenna

Si parlerà di Amianto, del rischio che rappresenta per le persone ancora oggi, di quello che sta facendo l’Amministrazione Comunale per Censire l’amianto esistente e per Bonificarlo.

Interverranno:

Luca Della Godenza – Vicesindaco

Giampiero Mancini – Responsabile SPSAL AUSL Ravenna

Gianni Casadio – Avvocato

Claudia Ferrari – Regione Emilia Romagna

Idilio Galeotti – AFEVA ER

https://afevaemiliaromagna.org/2017/02/23/castelbolognese-assemblea-amianto-un-veleno-fra-di-noi/

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Ambiente Lavoro Salute – Podcast di Diario Prevenzione

27 febbraio  2017 – vol.n° 43

a cura di Gino Rubini

In questa puntata parliamo di

– MORTI BIANCHE NEL 2016: SONO 1.018 GLI INFORTUNI MORTALI DA GENNAIO A DICEMBRE

– Tumori da esposizione in ambiente di lavoro, Bruxelles complice dell’industria.

– Garante privacy: vietati i controlli indiscriminati su e-mail e smartphone aziendali

– Il dirigente, il preposto e l’RSPP in ambito sanitario: sentenze

– Il metodo Niosh per la valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi

– Rendre le monde du travail plus attentif à la santé des femmes

IL NOTIZIARIO AUDIO ( 32 minuti )

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=5239&Itemid=127

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MORTI BIANCHE NEL 2016: SONO 1.018 GLI INFORTUNI MORTALI DA GENNAIO A DICEMBRE.

LA REGIONE CHE CONCLUDE IL 2016 CON IL MAGGIOR NUMERO DI INCIDENTI MORTALI SUL LAVORO E’ L’EMILIA ROMAGNA CON 87 CASI.

Il 2016 si è concluso con un considerevole numero di morti bianche in Italia, come si può constatare dall’ultima analisi condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering sulla base di dati INAIL: da Gennaio a Dicembre 2016 sono state 749 le vittime in occasione di lavoro e 269 quelle in itinere.

Dal confronto con l’anno 2015 emerge una costante tendenza alla diminuzione di vittime. L’anno precedente si era infatti concluso con 878 casi di incidenti mortali in occasione di lavoro, ben 129 casi in più del 2016, pari ad una riduzione del 14,7%.

Analizzando la situazione da un punto di vista territoriale, si può constatare che l’Emilia Romagna ha concluso l’anno sempre con il drammatico primato. Sono infatti 87 i decessi, nella regione, seguita dal Veneto e dalla Lombardia con 86 morti bianche ciascuna.

segue su fonte

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=5236&Itemid=2

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Il dirigente, il preposto e l’RSPP in ambito sanitario: sentenze

I criteri di individuazione dei ruoli nelle strutture ospedaliere, gli obblighi in presenza e in assenza di potere di spesa, le responsabilità per gli infortuni ai lavoratori e ai pazienti, i casi giurisprudenziali. Di Anna Guardavilla.

L’ARTICOLO PROSEGUE SU FONTE  PUNTOSICURO.IT

https://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/rubriche-C-98/sentenze-commentate-C-103/il-dirigente-il-preposto-l-rspp-in-ambito-sanitario-sentenze-AR-16788/

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Garante privacy: vietati i controlli indiscriminati su e-mail e smartphone aziendali

Il Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato la Newsletter n. 424 del 17 febbraio 2017, con la quale, tra le altre cose, ha ribadito che l’accesso  in maniera indiscriminata alla posta elettronica o ai dati personali contenuti negli smartphone in dotazione al personale, da parte del datore di lavoro, è un comportamento illecito.

Il Garante della privacy, nel caso specifico, ha vietato ad una multinazionale l’ulteriore utilizzo dei dati personali trattati in violazione di legge [doc. web n. 5958296]. La società potrà solo conservarli per la tutela dei diritti in sede giudiziaria.

Nel disporre il divieto l’Autorità ha affermato che il datore di lavoro, pur avendo la facoltà di verificare l’esatto adempimento della prestazione professionale ed il corretto utilizzo degli strumenti di lavoro da parte dei dipendenti, deve in ogni caso salvaguardarne la libertà e la dignità, attenendosi ai limiti previsti dalla normativa. La disciplina di settore in materia di controlli a distanza, inoltre, non consente di effettuare  attività idonee a realizzare, anche indirettamente, il controllo massivo, prolungato e indiscriminato dell’attività del lavoratore.

I lavoratori, poi, devono essere sempre informati in modo chiaro e dettagliato sulle modalità di utilizzo degli strumenti aziendali ed eventuali verifiche.

La vicenda nasce dal reclamo di un dipendente che si era rivolto al Garante lamentando un illegittimo  trattamento effettuato da una multinazionale, che avrebbe acquisito informazioni anche private contenute nella e-mail e nel telefono aziendale, sia durante il rapporto professionale sia dopo il suo licenziamento.

Dai riscontri effettuati dall’Autorità sono effettivamente emerse numerose irregolarità. La società, ad esempio, non aveva adeguatamente informato i lavoratori sulle modalità e finalità di utilizzo degli strumenti elettronici in dotazione, né su quelle relative al trattamento dei dati. Aveva poi configurato il sistema di posta elettronica in modo da conservare copia di tutta la corrispondenza per ben dieci anni, un tempo non proporzionato allo scopo della raccolta. Esisteva anche una procedura che consentiva alla società di accedere al contenuto dei messaggi che, in linea con la policy aziendale, potevano avere anche carattere privato. E’ inoltre emerso che la società continuava a mantenere attive le caselle e-mail fino a sei mesi dopo la cessazione del contratto, senza però dare agli ex dipendenti la possibilità di consultarle o, comunque, senza informare i mittenti che le lettere non sarebbero state visionate dai legittimi destinatari ma da altri soggetti.

segu su fonte

http://newsletter.shritalia.com/t/r-l-ykkuvkl-tithtymo-g/

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=5237&Itemid=2

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Rendre le monde du travail plus attentif à la santé des femmes

Le chemin vers l’égalité entre les hommes et les femmes au travail reste pavé de bonnes intentions, mais bien monotone car les choses y évoluent trop lentement. C’est le constat tiré par plusieurs orateurs d’un séminaire organisé les 13 et 14 février par l’ETUI. Cet évènement avait pour objectif de présenter les résultats de travaux récents sur les inégalités de santé liées au genre.

Force est de constater que les politiques de santé au travail et les pratiques de prévention reposent toujours sur un modèle dont le référent reste le travailleur masculin. Les secteurs à forte prédominance féminine restent considérés dans l’opinion publique et par les responsables politiques comme peu touchés par les risques professionnels.

Les différents intervenants, issus principalement de la recherche en sciences sociales et des milieux syndicaux, ont présenté les résultats de travaux qui démontrent le contraire. Le secteur de la coiffure est un véritable “cas d’école”. Malgré des études confirmant de multiples problèmes de santé (troubles musculosquelettiques, santé reproductive altérée, cancers,  allergies, maladies cutanées, etc.) les risques spécifiques à ce métier sont considérés comme des problèmes mineurs. Par exemple, la Commission européenne refuse toujours de transposer en directive un accord-cadre sur la santé des travailleurs de la coiffure approuvé par les partenaires sociaux européens de ce secteur.

Ce désintérêt pour les risques spécifiques en matière de santé rencontrés par les femmes sur leur lieu de travail se manifeste également dans le champ de la recherche scientifique. “L’exposition des femmes à des substances dangereuses reste largement inexploré”, a regretté Elke Schneider, de l’Agence européenne pour la sécurité et la santé au travail (EU-OSHA). Dans son exposé consacré aux substances toxiques pour la reproduction sur les lieux de travail, elle a épinglé les limites de politiques de prévention qui reposeraient uniquement sur des valeurs limites d’exposition professionnelles.

Laurent Vogel, chercheur à l’ETUI, a pour sa part dénoncé le fait que les recherches toxicologiques obèrent certains effets touchant plus spécifiquement les femmes. Il a également dénoncé la trop grande place occupée par l’industrie dans le domaine de la recherche en toxicologie. Il a cité l’exemple des études sur la toxicité des produits utilisés dans le secteur de la coiffure qui reposent sur des données fournies par l’industrie des cosmétiques…

La reconnaissance des maladies professionnelles, en particulier des cancers, est encore plus compliquée pour les femmes que pour les hommes. Une recherche menée en France auprès de quelque 1300 malades du cancer, dont 234 femmes, a montré que 64% d’entre elles avaient été exposées sur leur lieu de travail à au moins un cancérogène. Et pourtant, une toute petite minorité d’entre elles sont parvenues à faire reconnaitre leur cancer en maladie professionnelle.

Outre la mise en visibilité des risques professionnels des travailleuses, l’ETUI a voulu à travers ce séminaire relayer différentes expériences visant à faciliter le retour au travail de femmes touchées par la maladie. Loly Fernandez Carou, syndicaliste aux Commissions ouvrières (CCOO) de la région de Catalogne, a insisté sur la nécessité de passer d’une approche de type individuelle à une approche plus collective.  À partir de l’exemple des cancers du sein, elle a plaidé pour l’adaptation de l’organisation du travail pour mieux tenir compte des besoins spécifiques des personnes malades ou en voie de guérison, comme la mise en place d’horaires flexibles et l’élimination du port de charges lourdes.

Une équipe de l’université de Porto a montré que les femmes sont généralement victimes d’un accident du travail plus tard dans leur carrière que les hommes (42% des femmes ayant participé à l’étude ont eu leur accident entre 45 et 54 ans). Chez les femmes, l’accident du travail provoque plus souvent que chez les hommes l’abandon définitif de l’activité professionnelle.  Constat similaire en France. Une enquête de l’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm) consacrée à la vie professionnelle de personnes touchées par le cancer montre que les femmes sont proportionnellement plus nombreuses que les hommes à se retrouver en situation de non-emploi. D’après l’étude les femmes ressentent davantage que les hommes le sentiment d’être discriminées ou pénalisées dans leur carrière à cause de leur maladie.

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=5234&Itemid=2

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Il metodo Niosh per la valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi

Gli interventi svolti in un Convegno promosso dalla Fondazione Cà Granda  che si è svolto a Milano il 25 novembre 2016

Il metodo Niosh per la valutazione del rischio da movimentazione manuale dei carichi

– Scarica la Locandina
http://www.policlinico.mi.it/Medicina_Preventiva/Medicina_Del_Lavoro/Ergonomia/Seminari_Convegni/2016/161125_NIOSH.pdf

– Scarica gli interventi

http://www.policlinico.mi.it/Medicina_Preventiva/Medicina_Del_Lavoro/Ergonomia/Seminari_Convegni/2016/SeminarioVLI2016Ergonomia_Interventi.zip

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I grandi temi di Ambiente e Sostenibilità: il ruolo delle associazioni CIIP

Fast, Piazzale Morandi 2 – Milano
Lunedì 3 aprile 2017 – ore 8:30-13:15

Seminario CIIP

http://www.ciip-consulta.it/index.php?option=com_content&view=article&id=620:i-grandi-temi-di-ambiente-e-sostenibilita&catid=322&Itemid=473

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lunedì 20 febbraio 2017

NEWSLETTER MEDICO LEGALE INCA CGIL Numero 4/2017

Le fibre artificiali vetrose: aggiornamento Linee Guida Conferenza Stato Regioni

Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV), conosciute anche come Man-Made Vitreous Fiber (MMVF) o Synthetic Vitreous fibers  (SVF) costituiscono, attualmente, il gruppo di fibre commercialmente più importante di tutte le fibre artificiali inorganiche  poiché sono
altamente resistenti e inestensibili, ma molto flessibili, sono ininfiammabili e scarsamente attaccabili dall’umidità e dagli agenti chimici corrosivi e non sono degradabili da microrganismi.

Già intorno agli anni ’30, grazie alle loro caratteristiche chimico – fisiche, venivano ampiamente utilizzate nell’isolamento termico e acustico e successivamente come rinforzo di materiali plastici, nell’industria tessile e in altre attività industriali. Il loro
uso  ha visto un diffuso impiego  a seguito della messa al bando dell’amianto

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Gino Rubini, editor di http://www.diarioprevenzione.it

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